#ArtistFocus: Inna, 4 tracks

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Benvenuti nella nostra rubrica settimanale ArtistFocus, per questo appuntamento ho deciso di parlare di una cantante molto sottovalutata, che probabilmente la si conosce solo grazie a canzoni dance/pop e vecchi tormentoni, ovvero Inna.


Proveniente dalla Romania, Inna ha pubblicato ben 4 album, 5 se si considera che l'ultimo ha avuto una doppia versione (una per il mercato asiatico e una per il mercato europeo) e innumerevoli singoli.
Sebbene le sue canzoni hanno sempre avuto un'impronta dancepop nel sue repertorio ci sono nascoste (poche) canzoni che si allontanano da questo genere e mostrano una Inna inedita che sta uscendo fuori solo ultimamente visto che per il suo ultimo lavoro ha voluto sperimentare molti più generi.
Dimentichiamo per un attimo chi canta, ma concentriamoci nella canzone in sé e allontanando qualsiasi pregiudizio.

Sorry

Avete mai pensato che Inna sapesse cantare ballad strappalacrime?
Sicuramente no. Spesso pensando a lei vengono in mente canzoni facili, commerciali quanto basta, dance europea; nessuno sa che prima di tutto questo Elena (vero nome di Inna) era una cantante che cercava di lanciarsi nel mondo del music business partecipando alle selezioni dell’Eurovision Song Contest.
Non superandole, ella ha deciso di abbandonare il suo primo progetto discografico cestinando le canzoni proposte per l'evento europeo. Una di queste è Sorry, come ho preannunciato all’inizio è una ballad con una base contornata da un’orchestra che suona per tutta la durata del brano facendo sì che questa venga percepita con la vista del cuore. Chiunque si potrebbe trovare rispecchiato in questa canzone, dove la cantante chiede umilmente scusa per quello che ha fatto, dicendo chiaramente che potrebbe morire senza l’amante anche se spera che riuscirà a trovare la felicità con qualche altra persona diversa da lei.

INNdia

Il progetto Eurovision andava via via sfumando ma dopo essere stata notata dai produttori romeni Play&Win ad Inna fu proposto un contratto discografico facendole capire che ciò che volevano da lei era musica House. Per due album la ragazza si occupò di musica del genere ma con il terzo “Party Never Ends”, Inna inizierà ad esplorare più generi, non rinunciando comunque al genere di cui canta e che lei stessa adora.
In questo album oltre al classico House verranno toccati generi nuovi per lei, come la musica latina perché lei stessa si considera LatINNA per via delle sue radici e l’elettropop, del quale anche la canzone INNdia ne è una diretta testimone.
Nella canzone già dai primi secondi si avverte un sound che ricorda le atmosfere orientali e tratta l’argomento della prostituzione che in India prevale sempre di più, oltre al brano ben pensato vi è anche un video ufficiale molto interessante, se all’inizio della canzone vi sono scene in un nightclub dove la cantante e la presunta INNdia, intrattengono gli ospiti con esibizioni di “pole dance” a metà il capo, non soddisfatto dei guadagni, picchia INNdia e Inna, per difendere la sua amica, lo stordisce.
Questo è un video ha in se ha un messaggio ben preciso: le donne devono reagire alle mancanze di rispetto, perché loro devono avere in mano la loro vita!
E questo messaggio traspare a fine del video musicale.


Salinas Skies

Dopo il primo esperimento di  un album variegato, subito un secondo album segue questa scia, ovvero LP omonimo INNA. In questo album ci sono diverse tracce e ogni brano presenta un genere diverso di musica, ma fra loro, queste canzoni,  non sono scollegate, anzi fanno si che l’album sia il più completo possibile.
Fra tutte queste tracce ce n’è una  suonata solo con una chitarra, Salinas Skies.
Chi ha detto che le serenate d’amore possono cantarle solo gli uomini? Questa canzone è a tutti gli effetti una dedica amorosa verso un ragazzo che lei riuscirà ad re-incontrare solo il prossimo anno.
Con un sound pressoché nostalgico e le atmosfere velatamente romantiche, questa canzone è dedicata perfetta da fare alla persona amata e con questa canzone Inna spiega che guardare in alto il cielo è come guardare nel profondo dei suoi occhi e capire la ragione che la spinge ad essere realmente innamorata di lui.
Una canzone che ci porta nella mente un’immagine di una spiaggia deserta intorno ad un falò insieme alla persona amata.


Diggy Down (Piano Version)

Chi l’avrebbe mai detto che una canzone danzereccia come Diggy Down potesse diventare una ballad ad piano molto coinvolgente? Ecco che Inna ancora per il suo album omonimo trasforma radicalmente la chiave di un suo successo.
Non è la prima volta che i suoi brani vengono “compromessi”;  la ragazza alla fine di ogni album intraprende un tour chiamato Rock The Roof, dove in vari posti del mondo canta una sua canzone in chiave acustica rendendola a volte migliore di quella originale. Questa volta però, non c’è lo sfondo di qualche città, vi è una stanza vuota con un pianoforte dove, accompagnata da un pianista, intona la canzone.
Questo è un esempio che una canzone da un testo frivolo al pianoforte diventa qualcosa di speciale e emozionante dove Inna da vita ad una performance vocale di tutto rispetto.


Il nostro viaggio è ufficialmente finito per ora, spero che le canzoni vi siano piaciute e che riuscirete a catalogare Inna non più come *** romena ma come una cantante come tanti altri!


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