Recensioni Album: "Lust For Life" di Lana Del Rey

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Dall'acclamatissimo e popolare "Born To Die", al tetro ed amato "Ultraviolence" fino al suo sofisticato "Honeymoon", il dolore e la nostalgia sono sempre stati gli amici affezionati di Lana Del Rey, fino a quando si è deciso di porre fine a questo circolo con il suo ultimo album in studio, "Lust For Life" pubblicato il 21 Luglio. Infatti a far da epitaffio a ciò è proprio quel sorriso smagliante ed illusorio che appare in copertina, con l'intento di sbeffeggiare coloro che la ritenevano sempre nostalgica, decadente, noiosa, inespressiva e conservatrice.



Come già suggerito dall'album trailer, "Lust For Life" è un progetto dedicato esclusivamente ai suoi fans, considerati da lei stessa come la sua "Sete di Vita" e nasce dentro al suo laboratorio, nonché l"H" dell'insegna di Hollywood dove lei vede tutto ciò che accade.
Il disco composto da ben 16 tracce, si può dividere tranquillamente in due filoni: il primo è costituito da pezzi molto orecchiabili che ricordano la vecchia Lana Del Rey, mentre la seconda parte si inizia a vedere una Lana più inedita dove ci offre brani caratterizzati da sonorità più acustiche e che parlano di temi molto profondi. Per la prima volta in un suo progetto, Lana da una rispolverata al suo stile prendendo spunto da collaborazioni con artisti molto interessanti: si passa dal suo fedele collega The Weeknd, al rapper A$AP Rocky fino alla leggendaria Stevie Nicks ed a un noto Sean Lennon.



Dopo questa breve premessa non ci resta che iniziare con la nostra recensione:

1. Love

A far da traccia d'apertura a questo progetto è la già conosciuta "Love", con la quale Lana ha voluto dare inizio a quest'era discografica durante il quasi lontano mese di febbraio.
Ascoltandola tranquillamente facendoci trasportare dal canto soave e melodico, ci viene da pensare alla classica canzone in pieno stile Del Rey, ma se facciamo caso al testo notiamo quella positività che non ti aspetti.


La pochezza e la semplicità sono le basi per vivere serenamente pieni d'amore senza sentir il passare del tempo. Assieme alla collaborazione del fedele Rick Nowels e del noto Benny Blanco, Lana ci propone un'ode alle nuove generazioni, che sono la nostra speranza: l'arma migliore contro le avversità del giorno d'oggi.


2. Lust for Life (feat. The Weeknd)

Dopo "Prisoner" , "Stargirl" e "Party Monster", il tanto stimato collega The Weeknd non poteva assolutamente ricambiare il favore, così eccolo qui a farle da braccio destro per la prima volta nella title-track del disco. Non ci sono dubbi, ancora una volta l'accoppiata non delude e ci propone uno dei brani più catchy mai proposti fino ad d'ora. C'è tutto quello che si può pretendere da un duetto con i fiocchi: buona produzione, melodia rassicurante e tanta tanta orecchiabilità.



Quel "Take Off, Take Off", (che ricorda vagamente quel "Hello Hello" di "Without You) entra in testa in men che non si dica, per non parlare del ritornello, dove le voci di Lana e di Abel s'alternano magicamente per generare qualcosa di molto contagioso; che dire Max Martin questa volta ha proprio colto nel segno.
L'unione di questi due artisti ha creato davvero qualcosa di spessore, le loro due voci e stili calzano talmente a pennello da far pensare che sembrano proprio adatti per stare l'uno accanto all'altro, non mi stupirei se in futuro decideranno di proporre un joint album.


3. 13 Beaches

Se il mood spensierato di "Lust For Life" vi ha molto spaesato, non dovreste del tutto preoccuparvi, perché a far tornare tutto alla normalità ci pensa "13 Beaches".
Da un intro  noir orchestrale e raffinato suonato da violini per poi passare ad un'esplosione di sintetizzatori, Lana ci racconta un'esperienza affrontata la scorsa estate: il riuscir stare alla larga dai paparazzi dopo essere passata per ben tredici spiagge. Da come si può dedurre la tematica proposta sono i lati negativi della fama e della popolarità, frequentemente discusse da Lana.
Senza alcun dubbio una delle migliori del disco, non sarebbe discutibile la probabile decisione di farla estrarre come prossimo singolo, poiché l'interpretazione che versa in questa traccia è cruda e piena d'emozione e manifesta la straziante sensazione di solitudine. Se fossi nei suoi panni non mi lamenterei troppo, quanto si parla di certi argomenti il meglio, senza alcun dubbio viene fuori all'istante.



4. Cherry

La desolazione fortunatamente svanisce subito con la piccante "Cherry", che potrebbe essere tranquillamente denominata come la sorella minore di "Cola". A seguito di un intro molto dark, con pura passione ed erotismo Lana ci racconta di come il suo parter riesca talmente a renderla viva da mandarla in frantumi, è chiaro che si sta parlando di una relazione distruttiva e malsana. Oltre a dei riferimenti  alla nota "Summer Wine" di Nancy Sinatra e Lee Hazelwood, nel brano vengono scomparsi quei mormorii di "Bitch" e "Fuck" che danno quel carattere "Not Safe For Work" che non guasta mai. Assolutamente una delle più ballabili del progetto.

5. White Mustang

Nonostante sia la traccia più corta dell'album, la dolcissima "White Mustang" non esita proprio a impressionarvi per la sua struttura molto dinamica. Si parte con una  sinuosa melodia al pianoforte e man mano che ci avviciniamo al finale la base s'arricchisce sempre più con beat e batterie. Per non parlare del fischiettio finale che rende il tutto più rilassante. Una vera leccornia per le radio, sarebbe un'occasione davvero persa non sceglierla come singolo. Ma Lana ci ha visto giusto e guarda a caso è certo che un video musicale arriverà a breve.




6. Summer Bummer (feat. A$AP Rocky and Playboi Carti)

Eccoci davanti alla vera novità del disco, stiamo parlando di "Summer Bummer", rilasciata circa due settimane fa come quarto singolo promozionale. Prodotta da Boi-1da, questa traccia si distingue facilmente per una peculiarità:  la tonalità di Lana s'abbassa di un'ottava per armonizzarsi con beat trap accattivanti avvolti da una delicata malinconia e sensualità. "Don't Be a Bummer, Babe\Be my Undercover Lover Babe, mmm" una Lana cosi provocante non si era mai vista, per non parlare di come riesce a comparire disinvolta su questi sound grazie al contributo di A$AP Rocky e Playboi Carti.


7. Groupie Love (feat. A$AP Rocky)

Se nel pezzo precedente la tonalità scendeva per toccare le parti più oscure del suo registro, in "Groupie Love" la tonalità s'eleva fino a toccare le 3 ottave per manifestare un certo amore verso un musicista. Sebbene viene messo in risalto il profilo vocale, il pezzo risulta fin troppo noioso e molto sdolcinato. Nonostante l'intervento di A$AP Rocky migliori leggermente la situazione, il tutto risulta troppo tradizionale e già sentito, sembra una delle sue vecchie e tante unreleased tracks.

8. In My Feelings

Senza una canzone che tratti di un amore tragico un disco non di Lana Del Rey non può definirsi tale, e quindi ecco che dopo una mezza delusione, arriva "In My Feelings" traccia dal ritmo movimentato dove Lana manifesta tutti i suoi sentimenti di rabbia, dolore e sconforto. La causa di tutto ciò è una relazione amorosa finita (sembra che si riferisca a quella avuta con il rapper G-Eazy), infatti al suo ex-amante non gli risparmia nulla e tira fuori il suo lato più tagliente Who's doper than this bitch? Who's free-er than me?\ You wanna make the switch, be my guest, baby\ I'm feeling all my fucking feelings. Non passa inosservato le maestria che impiega nelle note lunghe per dar al tutto quel fascino in più.

9. Coachella - Woodstock In My Mind

Dopo brani che parlano di sentimenti e situazioni amorose, si volta pagina con "Coachella -Woodstrock In My Mind" che c'introduce nella seconda metà del disco. Il pezzo viene dato alla luce grazie a una lunga riflessione della cantante durante il noto festival musicale: era impossibile per lei godersi lo show, poiché tormentata da ciò che stava accadendo in quel momento, basti a pensare alle tensioni tra gli USA e la Corea del Nord.



Così per Lana nacque l'esigenza di scrivere una preghiera per dar speranza a un mondo che sta andando incontro a un destino non alquanto roseo. Il suo contributo potrà non dare frutti ma l'importante è che tutti lo ascoltino in modo da poter dar uno sguardo alla realtà. Nel ritornello si può notare un omaggio a "Stairway to Heaven" classico del 1971 degli iconici Led Zepellin. Nonostante non sia uno dei brani più coinvolgenti, riesce comunque a farsi apprezzare per il suo significato profondo e per le sue influenze trap.


10. God Bless America - And All Beautiful Women In It

Se "Coachella - Woodstock In My Mind" era una preghiera rivolta a Dio per salvare il mondo dalla guerra, la traccia seguente "Bod Bless America - And All Beautiful Women In It" è un inno creato appositamente per tutte le donne statunitensi. Orfane di una figura politica capace di rappresentarle a dovere, Lana corre al loro soccorso in veste di mentore dedicandole queste parole "May you stand proud and strong like Lady Liberty shining all night long". Inoltre osservando il testo, sopratutto i versi "I hear the sweetest melodies (sweetest melodies)/ On the fire escapes of the city" - "Even walking alone, I'm not worried" , la traccia può anche essere considerata come una sorta di parodia dell'inno americano, con l'intento di criticare la sicurezza e la legittimazione sull'uso delle armi, reso ancora più evidente dai rumori degli spari che si possono sentire del ritornello. Sicuramente è una delle tracce che non si lascia passare inosservato, non solo per le tematiche assai importanti ma anche grazie alle sue sfumature folk e al canto molto dolce e spensierato.

11. When the World Was at War We Kept Dancing

Molto rassicurante e trascinante l'undicesima traccia dove vengono smentite le ipotesi di una fine di un'era. Lana ci toglie tutte le preoccupazione intonando che è solo l'inizio. In un periodo decisamente difficile, dove incombe la paura, Lana ci dona il buon auspicio stimolando le nostre coscienze. "Se continuiamo a sperare, avremo un finale felice, quando il mondo era in guerra prima, abbiamo continuato a ballare, e lo faremo ancora". Il pezzo assolutamente non delude anche nella strumentazione elettro-acustica molto sensuale e coinvolgente, specialmente nel pre-chorus. Un chiaro esempio di come regalare gioia nella piena era di Donald Trump.



12. Beautiful People, Beautiful Problems (feat. Stevie Nicks)

In passato Lana ci aveva sempre abituato con storie incentrare sull'alta società Hollywoodiana dominata dallo splendore e dal lusso sfrenato, ma con "Beautiful People, Beautiful Problems" lo sguardo si volge verso la classe sociale media, quella lavoratrice, sempre in lotta con mille difficoltà per riuscire a sopravvivere. Un vero inno all'uguaglianza e alla voglia di andare avanti, sorretto semplicemente da un pianoforte e chitarra. Al suo fianco abbiamo la leggendaria Stevie Nicks, leader dei Fleetwood Mac, che da a questo brano un tocco deciso di classe dal forte sapore anni 70. Le due voci si'amalgamo perfettamente e si sente una forte alchimia e connessione, e come se si concessero da molto tempo. Una collaborazione decisamente ben riuscita, non ci sono dubbi.    

13. Tomorrow Never Came (feat. Sean Lennon)

A succedere una collaborazione di questo spessore, non poteva esserci nientepopodimeno quella con il famigerato Sean Lennon, nonché il figlio dei leggendari John Lennon e Yoko Ono. Guarda a caso questa "Tomorrow Never Came" ci riporta indietro ai tempi dei Beatles, più retrò di cosi non si poteva andare, la canzone sa molto di vintage, è quel vecchio di classe che non stanca mai. Liricamente parlando il pezzo non sembra cosa del tutto inedita, la novità sta proprio nella perfetta unione dei due stili e delle due voci, che creano un vero e proprio inno d'amore per onorare la coppia che ha segnato la storia e che ha simboleggiato la pace in tempi molto difficili.



14. Heroin

Dopo leggiadre armonie e canti romantici, Lana ci porta nelle sue care ed affezionate oscure dimensioni con "Heroin". Ci precipitiamo nella selvaggia Hollywood, precisamente a Topanga, in una California ancora segnata dagli omicidi della Medison Family, Lana sentendosi così ferita da queste atrocità, trova modo di evadere dalla realtà, perfino arrivando sulla luna, con l'aiuto della magica "eroina". Seppur ci porti indietro all'era di "Ultraviolence", la traccia si dimostra una filler e non aggiunge nulla al resto, per non parlare della lunghezza, che sfiora i 6 minuti, che risulta parecchio deleteria.

15. Change

Il penultimo brano del progetto è una ballad semplicemente suonata al pianoforte dove Lana parla del potere del cambiamento e della fiducia dell'essere umano nel migliorarsi come individuo in modo da poter garantire un futuro migliore. Seppur si fa abbastanza fatica ad arrivare verso alla fine per via della sua monotonia,  il pezzo, grazie alla sua voce soffice e leggera, si dimostra comunque un'eccellente ninna nanna che riesce a coccolare il vostro apparato auditivo. É la prima volta che assistiamo a una ballad che non parli d'amori infranti e dei vecchi ricordi sbiaditi della snob Hollywood, una vera sorpresa inaspettata.



16. Get Free

La traccia di chiusura di questa fatica discografica è "Get Free", una mid-tempo frizzante dalle sfumature rock che richiama la nota "Creep" dei Radiohead. Dopo domande e riflessioni, l'ultimo pezzo del disco suggerisce l'inizio di una nuova era: Lana esprime il suo intento di cambiare il suo modo di pensare, rendendolo più ottimistico. Nel ritornello da segnalare il collegamento con la celebre "Ride": "Sometimes it feels like I’ve got a war in my mind/ I want to get off but I keep riding the ride. Molto di stile anche l'outro costituto dai rumori dei gabbiani e delle onde del mare che fanno percepire all'orizzonte l'arrivo di un nuovo inizio; ora si che quel sorriso assume un significato ben concreto.


Tirando le somme "Lust For Life" è ambizioso e ben accurato, può essere definito come l'album del ritrovamento e dell'apertura di nuovi orizzonti dopo riflessioni e malinconie. Il risveglio dopo la noia e le sofferenze che porta alla riconciliazione e ad una nuova consapevolezza, manifestata dal senso di beatitudine, il sorriso nella copertina lo dimostra chiaramente. Nonostante le innumerevoli collaborazioni e le varie contaminazioni, dall'inizio alla fine Lana non presenta nessuna crisi di identità, ma una certa stabilità e destrezza.



A differenza di molte altre ariste, a Lana del Rey  basta rimanere fedele a se stessa per creare qualcosa di introspettivo, poiché dietro alla sua sensualità e sensibilità femminile, si cela una forte sicurezza e indipendenza che non vacilla difronte alla ricerca del successo e alle leggi del mercato discografico. La vera pecca è che Lana si ostina ad esprimersi in un linguaggio facilmente comprensibile dalle nuove generazioni, per non parlare dei mezzi da lei impiegati, poiché certi sound e concetti, sarebbero apprezzati in men che non si dica anche dalle generazioni passate.
La stretta di mano fra passato e presente che rivendica una personalità artistica dotata d'originalità e di spessore.

Chissà cosa ci proporrà nel suo prossimo album dopo il compimento di questo passo importante. Che ne pensate di questo disco? Grazie per averci letto, alla prossima recensione.




VOTO DA PARTE DELLO STAFF

87/100

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