“The Life Of Pablo” è stato descritto dallo stesso rapper come un’esaltazione della musica come arte e come mezzo per raggiungere felicità e gioia, messaggio contrapposto a quello di protesta contenuto nell’antecedente e poco apprezzato “YEEZUS”.
Nonostante nei crediti dell’album non manca mai il suo stesso nome , Kanye ha chiamato, come sempre, intorno a sé un’infinita lista di produttori ed artisti per aiutarlo nella creazione e sviluppo di questo progetto ambizioso, alcuni già collaboratori passati, mentre altri sono dei nuovi incontri per il rapper, tra i quali anche artisti quasi totalmente sconosciuti al grande pubblico.
Ma, di fronte a questo misterioso titolo ed alla curiosa copertina, la domanda rimane la stessa: chi è questo Pablo di cui parla? Pablo Picasso? Pablo Escobar? San Paolo? Per scoprirlo non ci resta che iniziare l’ascolto di questo disco!
1) Ultralight Beam (ft. Chance The Rapper & Kirk Franklin)
Apriamo le danze con una canzone che ci fa subito capire perché Yeezy ha etichettato questo album su Twitter come un album gospel. Nel suo verso intriso di auto-tune, Kanye non rappa, ma bensì canta sulla sua fede in Dio, utilizzando la luce come metafora del divino che lo sostiene in ogni momento e gli permette di realizzare i propri sogni. A sostenerlo nel creare questa atmosfera soave e spirituale troviamo moltissimi elementi: innanzitutto la produzione curatissima ad opera dello stesso West, aiutato da Mike Dean, Swizz Beatz (questi ultimi due sono stati spesso produttori a fianco di Mr. West); poi anche la cantante gospel Kelly Price, accompagnata da un coro, che tira fuori tutta la sua potenza vocale per parlarci di Dio come rifugio da ogni sofferenza; ma d’impatto è soprattutto il verso di Chance The Rapper, che in questa canzone dimostra tutte le sue qualità di MC, creando uno dei versi rap migliori di questo disco. Il disco parte perciò con questa superba “Ultralight Beam”, dove potremmo paragonare il Kanye introspettivo e spirituale, illuminato dalla luce divina, a San Paolo. Vedremo se questo paragone reggerà per tutto l’album.
2) Father Stretch My Hands Pt. 1 (ft. Kid Cudi)
Dopo un inzio “pacifico” con “Ultralight Beam”, introduciamo un po’ di movimento in questa traccia prodotta insieme a Metro Boomin, fedele collaboratore del rapper Future. Su una base trap, Kanye utilizza ancora l’auto-tune (che ritroveremo in buona parte del resto del disco) per rappare un solo verso sulla sua ex-fidanzata, la modella Amber Rose, e sulla attuale moglie, la celebre Kim Kardashian. Ed anche se la produzione è decisamente accattivate e la porzione di ritornello cantata dall’artista hip hop Kid Cudi aggiunge sicuramente qualcosa in più nel complesso della canzone, il verso di Ye risulta invece piuttosto debole e mediocre nei contenuti, peggiorando il risultato finale di una traccia che poteva essere sicuramente sviluppata meglio.
3) Pt.2 (ft. Desiigner)
Stesso intro, stesso genere, stesso ritornello e stessi produttori per la seconda parte di “Father Stretch My Hands” (il titolo di entrambe le parti proviene dall’omonima canzone del pastore T.L. Berret, che viene anche utilizzata come sample), ma cambia invece totalmente il contenuto del testo: Ye ci parla di argomenti molto più personali, come il non riuscire a trovare del tempo per sua moglie e della sua defunta madre. Come è stato scritto su Twitter dallo stesso rapper, la fonte di ispirazione per questa traccia è stato suo padre e registrarla l’ha portato alle lacrime. Anche qui dobbiamo però mettere in luce alcune pecche; l’uso eccessivo di auto-tune e i due versi del rapper emergente Desiigner (campionati dal suo singolo “Panda”) rovinano l’atmosfera sentimentale ed emotiva che avrebbe dovuto creare il brano. Ci troviamo perciò nuovamente di fronte ad una canzone che non riesce a raggiungere un culmine, perdendosi con l’ascolto dell’album.
4) Famous (ft. Rihanna)
La quarta traccia si tratta di una nuova ed inaspettata collaborazione con la cantante barbadiana Rihanna, che marca la terza collaborazione con il rapper (non dimentichiamo la sublime "All Of The Lights" e "FourFiveSeconds"). Su un beat di West, Goldstein, Havoc dei Mobb Deep e Charlie Heat, la popstar si occupa dell’orecchiabile ritornello, preso in prestito da “Do What You Gotta Do” di Nina Simone, mentre Kanye rappa sul suo passato utilizzando il suo solito stile sfacciato e “egocentrico”. Appartiene a “Famous” il verso che, il giorno dopo la premiere a New York, ha catalizzato su di sé buona parte dell’attenzione mediatica per via dei riferimenti a Taylor Swift. “Penso che io e Taylor potremmo ancora fare sesso/ Perché? Ho reso famosa quella pu**ana” recitano i versi incriminati, i quali, al di là di tutta la storia che noi sappiamo solo in parte, erano comunque evitabilissimi.
Tornando al brano, il sentimento di insoddisfazione nato con i precedenti brani scompare solo parzialmente: se da una parte ci troviamo di fronte ad una canzone dal potenziale piuttosto alto, non solo per via della collaborazione, ma anche grazie alla magistrale produzione, è anche vero che questo potenziale non viene sfruttato totalmente per via dei pochi versi effettivi da parte del rapper (in questo caso qualche featured artist in più non avrebbe guastato). “Famous” si conclude perciò con il ripetitivo, ma scoppiettante ed azzeccatissimo sample di “Bam Bam” di Sister Nancy, obbligandoci a premere replay per poterne assaporare di più.
5) Feedback
In questa quinta traccia, Mr. West mantiene il tono megalomane e senza peli sulla lingua che lo contraddistinguono, creando un inno al suo ego smisurato ed eccessivo, talmente geniale che lo porta alla pazzia.
“Sono stato fuori di testa per molto tempo
Ho detto cosa pensavo al momento sbagliato
[…] Non posso lasciarmi prendere in giro da queste persone
Nominami un genio che non fosse pazzo”
Anche se questi versi non dimostrano una particolare originalità o complessità, ci saltano subito in mente i vari gesti eccessivi di portata internazionale che ha compiuto Yeezy nella sua carriera, chiedendoci: la sua genialità artistica è una scusante per tutti i suoi comportamenti? Inoltre, nel secondo verso, viene citato esplicitamente Pablo Escobar, inteso come simbolo di fama e denaro che però porta alla degenerazione ed all’eccesso. Coerente con il contenuto, è anche la caotica base prodotta in collaborazione con Mike Dean, che mischia l’hip hop con elementi elettronici stridenti che sembrano quasi rappresentare il delirio richiamato ed esaltato nel testo.
6) Low Lights
“Low Lights” non è altro che una interlude dalla durata di due minuti che funge da introduzione alla prossima traccia. In essa possiamo sentire un discorso pronunciato da una donna riguardo a Dio, il tutto su una base composta da un semplice accompagnamento di un piano ed alcuni sintetizzatori elettronici.
7) Highlights (ft. Young Thug)
Secondo alcune speculazioni, il rapper emergente Young Thug e Kanye West avrebbero registrato insieme quasi 50 canzoni, ma sembra che solo “Highlights” sia riuscita a passare la selezione finale. In questo brano torna la metafora della luce, ma, se in “Ultralight Beam” e nella traccia precedente era simbolo della presenza di Dio, questa volta è intesa come simbolo del periodo di successo e fama che i due rapper stanno vivendo. Nonostante l’apparente povertà dei contenuti, questa traccia scorre piuttosto piacevolmente nelle orecchie dell’ascoltatore, risultando una delle più immediate e, soprattutto, una delle più cariche di energia e positività canzoni presenti nel progetto.
8) Freestyle 4 (ft. Desiigner)
Con “Freestyle 4” entriamo nella mente dell’artista, probabilmente sotto l’uso di qualche sostanza stupefacente. Yeezy rappa in modo frammentario su tutto ciò che gli passa per la mente senza alcuna censura, come un flusso di coscienza. Ci aiutano ad entrare nella sua testa creando un’atmosfera psichedelica la farcitura di auto-tune del suo verso e la base, prodotta in collaborazione con Mike Dean, che prende in prestito un sample di violino presente in “Human” dei Goldfrapp e lo contrappone al crescendo della base trap, la quale scoppia con le urla del rapper. In questo caso non sfigura totalmente neppure il verso di Desiigner, nonostante l’evidente mancanza di originalità. Tuttavia, a questo punto, inizia a pesare la corta durata delle canzoni (solo “Ultralight Beam” per ora supera i 3 minuti e 20 secondi di lunghezza), in quanto i brani continuano a scorrere fluidamente, ma, a parte qualche eccezione, lasciano poco al seguito dell’ascolto.
9) I Love Kanye
Spezziamo totalmente la tensione dell’album con questa simpatica interlude a cappella, dove Kanye auto-ironizza sul suo narcisismo, parlando in terza persona e ripetendo più volte il suo nome Kanye. Con questa canzone, il rapper vuole anche deridere le varie critiche che le altre persone gli rivolgono, rappando: “Perché Kanye non fa una canzone su Kanye/ chiamata “Mi manca il vecchio Kanye”?, amico, sarebbe così Kanye/ E’ tutto ciò che era Kanye, amiamo ancora Kanye/ E ti amo come Kanye ama Kanye”.
10) Waves (ft. Chris Brown)
Arriviamo ora alla traccia che è stata la causa del ritardo dell’uscita dell’album dopo la sfilata. “Waves” non era prevista di entrare nella tracklist finale, ma, dopo una lotta da parte di Chance The Rapper, Kanye ha ceduto e l’ha inserita subito dopo lo spettacolo al Madison Square Garden. Che dire, se non grazie Chance! Siamo infatti di fronte ad uno dei potenziali picchi del disco: la base, prodotta da West, Metro Boomin, Mike Dean e Mahowke ci trasporta in una dimensione onirica, quasi paradisiaca, mentre il ritornello di Chris Brown è in perfetta simbiosi con questa atmosfera. Possiamo però notare alcuni difetti nello sviluppo della canzone per via dei versi di Mr. West che non aggiungono nulla al risultato, risultando piuttosto futili e “fastidiosi”. Sicuramente la decisione di inserire la canzone solo all’ultimo secondo non ha permesso di trovare tempo per migliorare il brano, che suona quasi approssimativo; eppure il risultato finale colpisce notevolmente, dando inizio alla sezione più gradevole di “The Life Of Pablo”.
11) FML (ft. The Weeknd)
Se la collaborazione con Chris Brown ci ha lasciato soddisfatti, anche "FML", in collaborazione con il quotatissimo cantante canadese The Weeknd, non delude le aspettative.
L’acronimo “FML” assume due diversi significati. Per Kanye significa “For My Lady”, in quanto questa canzone parla proprio del suo rapporto con la moglie Kim, ma attraversando diversi sbalzi di umore e di sanità mentale. La canzone parte con un primo verso introduttivo, dove Kanye, nel pieno della sua calma mentale, parla alla sua amata, dimostrandole tutto il suo amore e tutti i sacrifici che è disposto a fare per lei. Nel secondo verso notiamo subito il cambio di tono, segnalato anche dal cambio improvviso di flow, passando dal flow statico e frammentario del primo verso, ad uno più veloce e prepotente. La prepotenza caratterizza infatti l’umore del rapper in questo verso, che diventa più aggressivo e delirante contro sua moglie, iniziando una vera e propria discussione contro di lei. Arriviamo infine all’outro dove l’atmosfera assume una connotazione molto più disperata e melancolica: la base viene modificata inserendo il sample di “Hit” dei Section 25, mentre Kanye chiede a Kim di restare sempre insieme a lui e di amarsi in eterno.
I versi sono intervallati tra di loro dai ritornelli melodici di Abel. Per lui “FML” assume il significato di “Fuck My Life”, in quanto ci parla consapevolmente del suo stile di vita auto-distruttivo, tema a lui già più volte caro.
12) Real Friends (ft. Ty Dolla $ign)
Anticipata durante l’appuntamento dei G.O.O.D Music Fridays, questa “Real Friends” è sicuramente una delle tracce che accontenterà maggiormente i fan del Kanye più rap e tradizionale. Su questa base hip hop prodotta da Mr. West, Havoc, Frank Dukes e Boi-1da, Ye alterna i suoi versi a quelli del featured artist Ty Dolla $ign, compiendo un rassegnato lamento contro l’ipocrisia delle persone che gli stanno attorno, che si dimostrano essere solamente dei falsi amici assetati di fama e denaro. “Veri amici/ Immagino sia quello che mi merito, non è vero?” si domanda Kanye nel ritornello, che deve perciò accettare la cruda realtà della fama: il non potersi fidare di nessuno, nemmeno degli stessi familiari, ed il vivere una vita senza nessuna pausa e con pochissimi momenti di riposo.
13) Wolves (ft. Frank Ocean & Caroline Shaw)
“Perso, maltrattato,
Ballando, laggiù
Ti ho trovata, da qualche parte
Là fuori, proprio là”
Con questi versi semplici parte “Wolves”, versi che trasmettono perfettamente il sentimento di confusione, di depressione che prova il rapper, ma anche la luce di speranza, rappresentata da questa donna trovata in un luogo sconosciuto, che si riferisce a Kim Kardashian. Nella tredicesima traccia, Kanye si trasforma simbolicamente in un lupo che vaga solitario nelle notte; questo lato selvaggio ed animalesco è dato dalle sue debolezze, dalla sua aggressività, dal suo desiderio di suicidio, che fortunatamente riesce a sconfiggere con il ritrovamento di una donna, ovvero l’amore della sua vita. I vocalizzi della cantante Caroline Shaw che possiamo sentire in sottofondo, abbinati alla base semplice ed elettronica, si trasformano in ululati di un lupo nella notte oscura, simbolo dello stato d’animo di tristezza ed aggressività che il rapper sente dentro di sé.
Se nella versione iniziale leakkata “Wolves” poteva contare su collaboratori del calibro di Sia e Vic Mensa, questi due sono stati tagliati fuori dalla versione finale e sostituiti da Frank Ocean, che si occupa ancora una volta dell’outro (come per “New Slaves”); e non possiamo sicuramente lamentarci dopo aver sentito Frank cantare accompagnato solo da un piano, chiudendo egregiamente questa canzone che si candida meritatamente come una delle canzoni migliori di tutto il disco.
14) Siiiiiilver Surffffeeeer Intermission
Arriviamo ora ad una breve interlude che pone finalmente una conclusione a tutte le controversie nate dopo il cambio di titolo da “SWISH” a “WAVES”. Dopo l’annuncio di questo cambio, il rapper Wiz Khalifa si era precipitato su Twitter per accusare Kanye West di rubare il nome “WAVES” dal movimento fondato dal rapper underground Max B. In questa interlude possiamo sentire una conversazione telefonica tra Max B (momentaneamente in galera) e French Montana, in cui Max esprime tutto il suo rispetto per Mr. West e per il suo lavoro, dandogli la sua benedizione. Ora che questa faida tra Wiz e Kanye è stata superata, passiamo subito alla prossima traccia.
15) 30 Hours (ft. André 3000)
Si apre con un campionamento di “Answer Me” di Arthur Russel questa rilassante traccia hip hop prodotta da Kanye, Dean e Kariem Riggims, campionamento che si ripeterà per tutta la durata della canzone. In “30 Hours”, troviamo nuovamente Ye riflettere sul suo passato, in particolare sulla relazione con Sumeke Rayne: i due sono stati insieme fino al 2004, anno in cui lui scoprì di essere stato più volte tradito da lei. Trenta ore è infatti il tempo necessario per compiere il tragitto da Chicago, la sua città natale e luogo dove abitava la sua ex-fidanzata, a Los Angeles, luogo dove invece Kanye si trasferì per poter sfondare nel mondo della musica. Con questa canzone, il rapper ci vuole dimostrare quanti sacrifici e quante sofferenze ha dovuto subire per poter potersi fare il nome che ha adesso, guadagnato solo dopo anni di duro lavoro (ricordiamo infatti che Yeezy è presente nell'ambiente rap come produttore dagli anni 200, ma fu accettato come rapper solo nel 2004).
Se state aspettando un verso di André 3000, rimarrete però delusi, in quanto il membro dell’iconico duo OutKast si occupa solo di ripetere la frase “30 hours” in sottofondo durante l’outro.
16) No More Parties In L.A. (ft. Kendrick Lamar)
Siamo ormai quasi giunti alla fine, ma Kanye non smetterà mai di stupirci e ce lo dimostra tirandoci fuori questa collaborazione con il rapper statunitense Kendrick Lamar. Con “No More Parties in L.A.” la nostra mente torna subito agli anni 2004-2005, il periodo della pubblicazione dei suoi due capolavori “The College Dropout” e “Late Registration”. E’ infatti impensabile non porre un parallelismo tra questo brano e quelli contenuti nei due dischi per via della somiglianza nella produzione old-school, questa volta ad opera di Madlib e costruita su un campionamento di “Suzie Thundertussy” di Junie Morrison e di “New God Flow” (brano del 2012 dello stesso Yeezy), e nel flow di entrambi i rapper. Di fatto qui troviamo le migliori performance rap in tutto il disco da parte dei due MC (a pari merito con quella di Chance The Rapper in “Ultralight Beam”), che ci rappano nuovamente sull’ipocrisia di Hollywood. Gli amanti del genere possono qui trovare pane per i loro denti, in un disco dove il rap ha avuto spesso solo un ruolo marginale.
In realtà questa canzone fu registrata parzialmente nel 2010 per le sessioni di “My Beautiful Dark Twisted Fantasy”, per poi essere ripresa proprio quest’anno e pubblicata durante i G.O.O.D Music Fridays; anche qui dobbiamo perciò ringraziare Kanye per averla ripresa ed inserita nella tracklist, dato che la possiamo tranquillamente collocare tra le più complete, definite e meritevoli tracce nel disco.
17) FACTS (Charlie Heat Version)
Come ho accennato prima, Kanye non smetterà mai di stupirci: dopo aver attraversato il momento migliore dell’album da “Waves” fino alla traccia precedente, raggiungiamo solo ora la canzone peggiore di tutto il progetto. “Facts” riprende lo stesso beat e lo stesso flow di “Jumpman”, brano interpretato da Drake e Future e contenuto nel mixtape collaborativo “What A Time To Be Alive”. Essendo di fatto stata pubblicata esattamente il 1 Gennaio 2016, il brano celebra i successi dell’anno passato e crea un inno motivazionale per quest’annata. In particolare, Ye rende omaggio alla sua collezione di scarpe, la Adidas Yeezy Boost Line, dissando invece la sua rivale Nike. La scelta però di rappare sulla sua produzione commerciale di scarpe e di copiare il flow dei due rapper più in voga nell’ambito hip hop mainstream risulta piuttosto patetica, per un brano assolutamente da dimenticare. Insomma, una canzone simpatica per iniziare l’anno, una pessima idea quella di includerla nel disco.
18) Fade (ft. Ty Dolla $ign & Post Malone)
Dopo la nota dolente di “FACTS”, recuperiamo subito con questa collaborazione con i rapper Ty Dolla $ign e Post Malone. Questa canzone era già apparsa in una sfilata dell’anno scorso della collezione di Yeezy, per poi essere leakkata in bassa qualità qualche mese più tardi.
L’album si chiude con questo inno idoneo per tutte le piste da ballo, grazie ad una base travolgente che strizza decisamente l’occhio al genere house. Persino i versi imbottiti di auto-tune, nonostante siano piuttosto superficiali e banali, risultano invece perfettamente attinenti con l’atmosfera frenetica creata da questa ottima produzione, per la quale possiamo ringraziare i produttori principali Dj Dodger e lo stesso West che sono riusciti ad amalgamare in modo incredibilmente omogeneo vari sample, tra i quali anche il campionamento di “I’m Losing You” di Rare Earth che echeggia per tutta la durata della canzone aggiungendo un elemento psichedelico a questo brano che conclude quasi perfettamente questo disco fatto di alti e bassi.
Siamo perciò giunti alla fine di questo viaggio musicale, ed è perciò arrivato il momento di rispondere alla fantomatica domanda sull’identità di Pablo: ebbene Pablo non è altro che un’unione tra Escobar, Picasso e San Paolo. Pablo è una persona creativa, artistica, spirituale, selvaggia, materiale….. Pablo è perciò il perfetto autoritratto di Kanye West, che in questo disco mette in luce tutte le sue sfaccettature, creando un profilo onesto di sé stesso.
Proprio per rappresentare la sua molteplice personalità, Ye ha creato l’album più confusionario di tutta la sua discografia; con confusionario non intendo caotico o invasivo (attributi facilmente accostabili al suo predecessore “YEEZUS”), ma piuttosto incoerente, eterogeneo, un insieme di canzoni unite tra di loro da nessuna idea o concept di sottofondo, ma solo dalla semplice e genuina voglia di creare musica, o per passione o per divertimento.
“The Life Of Pablo” è un album che spesso, invece di chiudere porte, le lascia volutamente aperte: sembra quasi che Kanye abbia volontariamente inconcluso le sue stesse canzoni, cosa totalmente opposta a ciò che lui ci aveva sempre abituato, basti pensare alla maniacale attenzione ai dettagli nel suo capolavoro “My Beautiful Dark Twisted Fantasy”. Non sappiamo se questo sia dovuto alla mancanza di ispirazione o sia solo una diversa dimostrazione della sua solita megalomania, ma, per quanto possa sembrare improbabile, è possibile che sia proprio la seconda opzione.
Insomma, per concludere, possiamo affermare che il rapper e produttore visionario che nei suoi 15 anni di attività ha rivoluzionato più volte il genere hip hop non è ancora scomparso, si è solo distratto nel creare abbigliamento.
VOTO FINALE DATO DALLO STAFF DI BOOKLET:
72/100
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