Con Lauryn Hill che ha rilasciato un nuovo brano per il giorno di Natale (cliccate qui se non l'avete ancora ascoltato), ho avuto l'idea di ripercorrere la breve ma significativa esperienza dei Fugees.
Se oggi vi dico Fugees probabilmente penserete a tre brani: "Fu-Gee-La", "Killing Me Softly" e "Ready or Not". Tre brani bellissimi, ma che non riassumono il periodo di attività tra il 1992 ed il 1997, anni in cui il trio è stato operativo.
Il gruppo inizia con Lauryn Hill e Prakazrel "Pras" Michel, che si conoscono alle scuole superiori. Danno vita insieme ad un terzo ragazzo ad un gruppo, Tyme, che lascia molto presto con l'arrivo di Wyclef Jean, cugino di Pras. Lauryn, Pras e Wyclef partono sotto il nome di Tranzlator Crew, che diventerà già Fugees nel 1993, quando otterranno un contratto con la Ruffhouse Records, che allora vantava un contratto con i Cypress Hill.
Ci vuole solo un anno prima che il trio pubblici l'album di debutto, "Blunted On reality". L'album, prodotto soprattutto da Pras e Wyclef, riceve la supervisione di Ronald Bell, storico produttore della band pop dei Kool and the Gang. A livello di contenuti, l'album si pone in linea con le altre uscite del 1993 (Wu-Tang Clan, De La Soul, Big Daddy Kane e così via), ma musicalmente non ne regge il confronto. "Blunted On Reality" non passerà mai alla storia come un "classico" del rap, ma qualche traccia, oltre ai bei singoli "Vocab" e "Boof Baf", va citata.
Innanzitutto, "Refugees On The Mic". Perchè il nome Fugees è contrazione di "refugees", rifugiati. Pras e Wyclef sono di origini haitiane ed in questo brano, così come in altri, denunciano l'isolamento che la comunità riceve negli Stati Uniti. "Refugees On The Mic" vanta un bellissimo flow apparecchiato da Jean, che descrive la situazione nel suo quartiere di "segregati". Lauryn riveste un ruolo tutt'altro che marginale. Lei è l'unica americana, autodefinitasi "yankee", ma ammette le colpe della civiltà americana e chiude magnificamente il verso con le parole:
"So I hip-hip with my lip as I rip with a felt tip
For the righteous situation, interpretation of degradation
You race relation and education, segregation, emancipation
Capitalization, inteagration not separation. Yo free the Haitians..."
che possiamo tradurre così: "così vi informo con le mie labbra mentre vi apro con un pennarello su una giusta causa, sulla spiegazione di degrado, le tue relazioni razziali ed educazione, segregazione, emancipazione, sfruttamento, integrazione non separazione. Liberate gli Haitiani".
L'intero album segue il tema della discriminazione verso gli haitiani, senza risultare però un album concentrato solo su questo e diventare pesante. Come detto prima, infatti, l'album segue il modello degli album di quel periodo e per capire meglio scelgo "How Hard Is It", brano condito da una descrizione della condizione nel "ghetto", elementi del rap americano, come in una sorta di integrazione tra le due culture, e sonorità che rimandano alle radici haitiane di Pras e Wyclef.
Lo scarso successo tra il pubblico e la critica non ha fermato il trio, che si è rimboccato le maniche alla grande. A giugno 1995 sono iniziate le registrazioni per il nuovo album e già nel febbraio 1996 si poteva comprare il nuovo "The Score". Il successo fu pressoché immediato, complice il successo del primo singolo "Fu-Gee-La", e si rafforzò ancora più con il rilascio a giugno di "Killing Me Softly", hit sia negli USA che in Europa. Il brano, oltre a rappresentare la canzone più famosa del gruppo, vinse anche un Grammy nel 1997 nella categoria "Best R&B Performance by Duo or group".
Musicalmente, l'album era ancora costruito su sample di vecchi brani o cover (oltre a "Killing Me Softly" possiamo citare anche il singolo "No Woman No Cry"), distaccandosi poco dal precedente. Chi ascolta l'album, insomma, non può aspettarsi grosse differenze dal precedente, se non per un leggero impoverimento circa le tematiche sociali.
Non è comunque vero che "The Score" sia solo sinonimo dei singoli rilasciati. Di certo, l'album cerca una maggiore orecchiabilità a svantaggio dei testi. Ma non possiamo di certo bocciare un brano come "The Score". A livello di contenuti, non c'è molta differenza da altri brani gangsta rap del periodo, anzi troviamo qualche riferimento al Wu-Tang Clan, a cui si sono ispirati per più di qualche traccia. Questa canzone, però, l'ho scelta per quei richiami alle tracce numero 2 e 3, rispettivamente "How Many Mics" e "Ready or Not".
In parte diversa è la traccia di chiusura "Manifest / Outro". Essa contiene tre storie diverse: Wyclef , rastafariano, dice "ero un po' fatto. C'eravamo io, Gesù Cristo e Haile Selassie", Lauryn racconta di un'esperienza amorosa fallimentare, mentre Pras si lancia in un verso che, anche per riferimenti espliciti, sembra un verso del Wu-Tang Clan. Magari il verso che più attira è quello della Hill, ma, a mio parere, sono belle le ultime parole di Pras che dedica l'album ai "Cowboys in the Wild Wild West", ossia tutti quelli nel "ghetto", il quale viene paragonato al "selvaggissimo West". Il brano si distingue anche per l'utilizzo di scratches che funzionano molto bene.
Sperando che abbiate gradite questo appuntamento e questo trio, vorrei ricordarvi che è possibile inviarci un vostro articolo seguendo le indicazioni QUI RIPORTATE.
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