Recensione Album: "E●MO●TION" di Carly Rae Jepsen

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Era il 2012 quando esplose universalmente la “Call Me Maybe” mania, singolo che permise alla cantante canadese Carly Rae Jepsen di farsi conoscere in tutto il mondo e di ricevere numerose nominations alle più prestigiose premiazioni musicali e che, soprattutto, s’impose come tormentone numero uno dell’estate dello stesso anno. La canzone fu un autentico successo mondiale, vendendo la bellezza di circa 18 milioni di copie e diventando così una delle tracce più acquistate di tutti i tempi; pertanto, spinta dagli ottimi risultati ottenuti anche grazie a “Good Time” (canzone cantata in collaborazione con la band degli Owl City), la cantautrice decise di pubblicare il suo album di debutto ufficiale, intitolato “Kiss”, che, però, non ottenne dei risultati commerciali assai rilevanti.



1. Run Away With Me
L’album si apre subito con il secondo singolo ufficiale estratto dall’album. La canzone è un brano pop che più pop non si può, con un intro aggraziato dalle note di un sassofono che rimandano tantissimo allo stile delle power-anthem tracks tipiche degli anni ’90 e dei bassi che rendono il pezzo musicalmente molto interessante, già più maturo rispetto a molte delle tracce che componevano “Kiss”, primo album ufficiale della Jepsen.
In mezzo all’echeggiare di quei bassi che fanno da capolino al pezzo, s’intrinsecano le parole del testo, ispirate ad una fuga d’amore romantica:

“Oh baby, take me to the feeling, 
I'll be your sinner, in secret, 
when the lights go out, 
run away with me”

Tramite queste parole, Carly spera di poter andar via, lontano da tutto e da tutti insieme al proprio uomo e di consumare con lui il loro amore, dove nessuno possa vederli.

2. Emotion
Proseguiamo il percorso dell’album con la title-track che dà il nome e il concept all’intero album, una canzone soft-pop che cresce tantissimo con gli ascolti e che è accompagnata da una sensazionale chitarra elettrica, la quale garantisce al pezzo uno stile che permette di ricordare i precedenti lavori di Carly, compreso “Tug Of War” (primo album in assoluto della cantante, ma rilasciato sotto un’etichetta canadese indipendente).
La canzone è un invito a lasciarsi andare appunto con le emozioni e a vivere un rapporto nel modo più sano e spontaneo possibile, spontaneo proprio come un’emozione, ossia quel meccanismo intimo che si mette in moto senza una ragione ben precisa, poiché spinto e guidato dagli istinti del proprio cuore e, perciò, impossibile da controllare.
Non a caso, la stessa Carly ha voluto sottolineare questo concetto inserendo la definizione della parola “Emotion” nel video-audio del pezzo caricato sul suo canale Youtube.
“(\i-mo-shen\): a natural instinctive state of mind deriving from one’s circumstances, mood or relationships with others. Ex: “She was attempting to control her emotions.””

3. I Really Like You
La terza traccia del disco la conosciamo tutti perché si tratta del primo singolo che ha anticipato la release di “E●MO●TION”. La canzone è pop, semplice, catchy e senza pretese, proprio come “Call Me Maybe”, tanto che risulta palese il fatto che la Jepsen abbia voluto tentare di ripetere il successo della sua mega hit; tentativo in parte riuscito possiamo dire poiché il singolo, pur non registrando numeri da capogiro, è riuscito comunque ad avere un forte appoggio da parte delle radio e a mostrare una certa longevità nelle classifiche, garantendo al pezzo stesso di portarsi a casa il suo milione e passa di copie vendute.
Con il testo, seppur banale e senza ovvie pretese, Carly conserva in sé un vibe molto romantico poiché esprime dichiaratamente, sempre per il principio secondo il quale è bene dare ascolto ai propri istinti emotivi, la cotta che prova per il suo uomo, dicendogli apertamente “Mi piaci tu!”

4. Gimmie Love
Semplice, ma incredibilmente orecchiabile, può essere considerata come la sorella gemella di “I Really Like You” per lo schema metrico e la sua musicalità e, forse, non è un caso che si trovi subito dopo di essa. “Gimmie Love” parte come se fosse una ballata romantica, per poi esplodere, seppur senza particolari over-produzioni, in un ritornello melodicamente molto catchy, adornato da riff di chitarra e da back-ground vocals che ne arricchiscono la composizione, ma sempre rispettando quella che è  la “ricetta” dell’essenzialità tipicamente pop.

5. All That
La quinta traccia è una delle vere sorprese dell’intero album. Da molti descritta come “la cosa migliore che Carly Rae Jepsen abbia mai fatto finora”, è una canzone che effettivamente mostra un lato completamente inedito della cantautrice, la quale presta la sua voce ad un brano dallo stile old-school R&B in cui predomina l’utilizzo del falsetto e di una vocalità soavemente leggiadra. Una formula più che azzeccata per dimostrare qualcosa che forse nessuno mai si sarebbe aspettato da lei e, per questo, meritevole di lode per aver creato una slow-jam ammaliante, anch’essa romantica, ipnotica e che mostra l’aspetto musicalmente più maturo di Carly, la quale nel brano canta “Show me if you want me, if I’m all that”, invitando il proprio uomo a vivere dei momenti di forte passione con lei.

6. Boy Problems
Eccoci giunti alla prima delle due tracce co-scritte insieme alla famosissima cantautrice Sia Furler. Influenze prettamente anni ’80 e synth che rimandano inevitabilmente allo stile del duo electro-pop  La Roux costituiscono questo brano trascinante, affascinante, allegro e molto spensierato, che funzionerebbe alla grande come hit estiva o come accompagnamento per dei lunghi viaggi in auto.
Il testo, molto sbarazzino e scritto in chiave ironica, si riferisce a tutti quei guai che possono insorgere dopo la fine di una relazione con il proprio ragazzo.

7. Making The Most Of The Night
Ed è ancora Sia a comparire come co-autrice di questo brano pop, il quale si presenta in assoluto come uno dei migliori e dei più riusciti del disco. Musicalmente molto varia, misteriosa e notturna, questa canzone mette quasi in antitesi le strofe, accompagnate da un arrangiamento piuttosto “scarno” e con le quali la cantante esprime al meglio la propria desolazione causata da una relazione finita male, ed un ritornello che esplode in un ritmo incalzante, tramite il quale la stessa Carly è come se si riprendesse da quel momento di vulnerabile malinconia e ritrovasse la forza per invitare il suo uomo a tornare insieme a lei e a vivere profondamente la loro intimità.
“Making The Most Of The Night”, inoltre, è stato scelto come singolo promozionale per anticipare la release mondiale dell’album.

8. Your Type
Dopo sette tracce nelle quali vediamo una Carly generalmente inedita, musicalmente più matura e volenterosa di sperimentare il pop in ogni sua sfumatura, inizia purtroppo una piccola parentesi di pezzi riempitivi dell’album e “Your Type” è sicuramente uno di questi, un brano pop, ma senza nulla di particolarmente caratteristico, nel quale la cantante canadese spiega al suo uomo perché dovrebbe essere lei il suo tipo di ragazza ideale.

9. Let’s Get Lost
Continua la parentesi riempitiva del disco, questa volta con una “Let’s Get Lost” orecchiabile e sempre molto romantica nel testo, nel quale Carly si rivolge al suo uomo, spiegando che non era sicura che quest’ultimo l’avrebbe scelta, ma che adesso si sente più pronta che mai per compiere il viaggio della vita insieme a lui, perdendosi del tutto nei sentimenti che provano l’uno per l’altra.

“I was always shy and careful,
I was sure that you would never look at me
never wanted to discourage
everything your eyes encouraged silently” 

10. LA Hallucinations
Con la decima traccia della track-list, assistiamo ad un repentino cambio di sound che ci fa allontanare per un momento dagli spazi riempitivi dell’album. “LA Hallucinations” non è sicuramente la produzione migliore del disco, ma conserva un sound molto particolare che ricorda vagamente persino la recentissima hit di Taylor Swift, “Bad Blood”, e grazie al quale Carly riprende a sperimentare miscele di pop diverse che non aveva mai toccato prima d’ora.
Il testo persegue sempre una scia abbastanza sbarazzina e poco impegnativa ed è dedicato ad un ipotetico ragazzo incontrato per le vie di Las Vegas del quale Carly non ha potuto fare a meno di invaghirsi subito dopo averlo notato, tanto che lo considera, per l’appunto, una sorta di allucinazione.

11. Warm Blood 
Questa traccia è la vera allucinazione dell’album, tanto per rimanere in tema con la traccia trattata precedentemente! Allucinazione perché è qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato da Carly Rae Jepsen, una canzone pop perfettamente confezionata, con un sound velatamente cupo, che racchiude in sé synth elettronici sensazionali ed un vibe psichedelico tipico degli anni ’80, una formula che permette a “Warm Blood”, utilizzata anche come secondo singolo promozionale, di essere una delle tracce migliori dell’album, se non addirittura la punta di diamante in assoluto dell’intero progetto discografico!
Anche dal punto di vista delle lyrics, assistiamo ad un passo da gigante considerevole rispetto ai precedenti testi poiché risulta essere molto più maturo ed intrigante; il testo è riferito al lasciarsi completamente andare in un rapporto senza tener più conto delle proprie paure.

“I saw myself tonight,
saw my reflection in the mirror,
my hands and heart were tied,
but I was scared of almost nothing at all”


12. When I Needed You
La dodicesima traccia ha il compito di chiudere la Standard Edition dell’album e si tratta di una canzone dalle atmosfere pop condite da un sound new-wave. Il brano non risulta essere la miglior chiusura dell’album, ma  comunque arricchisce il lavoro di nuove sfumature musicali sulle quali la Jepsen non aveva mai lavorato prima d’ora.
Pur non essendo riuscitissima, la canzone si lascia ascoltare piacevolmente per via della sua orecchiabilità e del suo ritmo incalzante, ma senza regalare all’ascoltatore quell’effetto “sorpresa” che invece si prova ascoltando la precedente traccia “Warm Blood”.
Come ultima canzone per terminare la versione Standard del disco, certamente una ballata avrebbe fatto di gran lunga più figura, soprattutto visto che l’album ne è carente.

13. Black Heart
Ci troviamo in territorio Deluxe Edition, ma, già ascoltando questa “Black Heart”, ci accorgiamo che il pezzo avrebbe potuto meritare senz’altro un posticino nella versione Standard, al posto di alcuni pezzi riempitivi che abbiamo avuto già modo di ascoltare.
Il pezzo è un piccolo esperimento elettronico che lascia poi spazio ad alcune variazioni musicali interessanti, rendendolo molto differente dal resto dell’album, ma non per questo poco coeso con esso.
Carly parla di “cuore nero” riferendosi metaforicamente al cuore spezzato del ragazzo del quale lei è innamorata e che ha terminato da poco, per la gioia della cantante, una relazione con un’altra persona; per questo, Carly spera che quello stesso ragazzo possa rivolgersi a lei e trovare il meglio del meglio, dimenticandosi della sofferenza provata dalla rottura con la propria ex.

“In your black heart, is where you'll find me,
cutting through the cracks of the concrete,
in your black heart, is where you'll find me,
waiting, oh”

14. I Didn’t Just Come Here To Dance
Altra traccia inaspettata per Carly, che questa volta si butta a capofitto nella dance con palesi influssi sempre agli anni’80, per una miscela esplosiva, carica e travolgente che non lascia certamente indifferenti. Anche in questo caso viene spontaneo chiedersi come mai una canzone così diversa per il suo repertorio non abbia trovato spazio tra le fila delle tracce appartenenti alla Standard Edition del disco, ma, a prescindere da ciò, ci troviamo di fronte ad un pezzo ballabile ben riuscito e che certamente arricchisce positivamente la discografia della cantante.

15. Favourite Colour 
Possiamo considerarla come l’unica, vera ballata pop del disco, la quale rimanda leggermente alle atmosfere di “Heart Is A Muscle” contenuta nell’album “Kiss” e tramite la quale Carly apre il suo cuore al proprio amante, dicendogli che, ogni volta che si trova con lui, è come se il loro amore reciproco si trasformasse nel suo colore preferito, in cui ogni cosa prende vita ed acquisisce un senso.
La canzone chiude ufficialmente la versione Deluxe del disco.

16. Never Get To Hold You
Si tratta della prima bonus-track destinata al solo mercato giapponese, nonché di una delle tracce che non porta sicuramente nulla di nuovo all’interno dell’album e che risulta più essere un album-filler, ma rimanendo comunque abbastanza apprezzabile per l’ascolto.

17. Love Again
Eccoci giunti all’ultima traccia dell’intero album, una traccia che, probabilmente, avrebbe meritato l’onore di chiudere in bellezza la versione Standard di “E●MO●TION". Si tratta infatti di una canzone pop emotivamente molto carica e con un messaggio davvero positivo che invita le persone a credere sempre nella forza dell’amore, anche dopo una profonda delusione, dichiarando che sarà il tempo stesso ad insegnare ad amare di nuovo.

“Open up your heart to the ceiling,
don't you know it hurts for a reason,
time will take you back to believing,
you'll learn to love again”

Conclusione:
Per riprendere quindi il quesito posto nella prefazione di questa recensione, “Sarà veramente riuscita nell’intento di creare un progetto rigorosamente più maturo, di distaccarsi dall’immagine della one-hit- wonder e dal fardello di essere soltanto “quella di Call My Maybe”?”, posso affermare che non ci troviamo sicuramente dinanzi all’artista del secolo, nemmeno davanti alla cantautrice della nostra generazione o alla cantante migliore degli ultimi anni, così come non ci troviamo di fronte all’album migliore dell’anno, ma, nella sua semplicità, a mio avviso la cantante è riuscita a dar vita ad un lavoro pop di tutto rispetto, ben confezionato, a tratti inaspettatamente sperimentale, variegato e poco scontato rispetto a come si poteva immaginare, permettendo anche a sé stessa di regalarsi un’immagine artisticamente più matura e consapevole delle direzioni da intraprendere.
Il difetto più grande ed evidente del disco è che risulta forzatamente troppo lungo, quando invece avrebbe potuto essere più efficace se fossero state eliminate quelle tracce riempitive che suonano quasi tutte alla stessa maniera.
In definitiva, sempre riallacciandomi alle domande che mi sono posto sopra, con questo album Carly è riuscita nell’intento che si era prefissata, cioè quello di provare che può andare oltre alla celebre hit estiva che tutti conosciamo e che l’ha resa famosa nel 2012, è riuscita a creare un album che difficilmente lascerà il segno, ma che comunque garantisce ad un amante di musica pop un’ora di sana compagnia e di ascolto più che piacevole!

-Pubblicato da Swiftie-
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La valutazione concordata dallo Staff di Booklet:

58/100

Vi ricordiamo che potete scriverci seguendo le indicazioni qui riportate


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