Recensioni Album: "Double Dutchess" di Fergie

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Ecco qui la nostra recensione di "Double Dutchess" primo Visual Album e seconda fatica discografica di Fergie che arriva dopo ben 11 anni dall'acclamatissimo "The Dutchess". Uno dei dischi più chiacchierati di questi ultimi anni che fortunatamente nel bene o nel male, ce lo troviamo fra le mani dopo un lungo e sofferente travaglio.

Quando tornò sulle scene nel quasi lontano 2014 con il singolo "L.A. Love (La La)" fresca dalla rottura avuta con i Black Eyed Peas, in molti pensarono che la neo mamma Fergie fosse già pronta ad iniziare una nuova era discografica, invece non accadde nulla e di lei si persero le tracce.
Successivamente per smuovere un po' le acque nel giugno del 2015 lei stessa annunciò che stava per apportare le ultime modifiche alla sua nuova fatica discografica, chiamata appunto "Double Dutchess". Dopo un'interruzione durata un anno, nell'estate del 2016 arrivarono finalmente i primi segnali: l'intro della traccia di apertura intitolata "Hungry" e il nuovo singolo "M.I.L.F.$" con tanto di video.



Nonostante ciò del disco non si seppe nulla finché nel mese di novembre durante una diretta streaming su Facebook decise di assicurare ai suoi fans che il progetto avrebbe visto la luce nel prossimo anno.
Siamo giunti ai primi mesi del 2017 e del disco ancora nulla, seppur circolavano alcune voci su un possibile rilascio tra gennaio-febbraio. Ma finalmente il tutto si inizia a mobilitare quando sfortunatamente il progetto finisce inesorabilmente online durante l'estate; Fergie, costretta passare al contrattacco, dopo mesi e mesi di inesorabile attesa rivela ufficialmente la cover, la tracklist e la fatidica data di rilascio, il 22 settembre. Questo non è il tutto! Viene anche rilasciato il trailer di "Double Dutchess: Seeing Double" visual che avrà l'arduo compito di catturare più interesse possibile verso questo progetto in modo da poter rimediare al profondo danno causato dal Leak e della pessima gestione.
"Double Dutchess" promette non solo di essere il suo album più personale, ma anche quello che darà una svolta alla sua carriera (rimasta ferma per alcuni anni) poiché è il primo progetto nato dalla "Dutchess Music" etichetta indipendente fondata da lei stessa:

"È finalmente arrivato! Mi ci è voluto molto tempo, tante notti in piedi fino a tardi dopo aver messo a letto mio figlio, lavorando per rendere perfetto Double Dutchess . Mi sembra che rappresenti appieno chi sono sotto ogni aspetto. Volevo fare un visual album, perché qui c'è una storia speciale che è molto vicina al mio cuore. Se dovevo dar vita ad un'etichetta, volevo fare le cose in grande. Questa è appieno la mia visione. Spero che lo amiate tanto quanto lo amo io"

Sarà riuscita con questo album Fergie a soddisfare le grandi aspettative? Reggerà il confronto con il noto "The Dutchess"? Dopo questa premessa non ci resta che iniziare con la nostra recensione track by track.

1. "Hungry" (featuring Rick Ross)

Offrendoci una performance rap da urlo, Fergie apre le danze con la dark "Hungry" in compagnia di Rick Ross. Su una base caratterizzata da beat martellanti , in questa uptempo Urban dal tocco mistico reso dallo sample di "Dead Can Dance" di Dawn of the Iconoclast, la Ferguson mette in risalto la sua sensualità e la sua grinta e ci parla della sua fame insaziabile di creatività e di voglia di tornare sulle scene dopo tanto tempo di assenza. Questo pezzo può essere considerato come "L'inno del suo ritorno" che mette a freno le malelingue che la davano per finita, e lo si può già notare nei primi versi: "To say it's complicated, understatement of the year/ Well maybe conflict made it a new flavor in your ear /They know that I'm a problem, that's why everybody scared. 
Che dire una traccia d'apertura coi fiocchi che si candida tra le più riuscite del progetto; Fergie infatti ci ha visto giusto! E ha voluto lanciarlo come singolo promozionale proprio per dar inizio all'era.



2. "Like It Ain't Nuttin'"

Con "Like It Ain't Nuttin" Fergie ci catapulta indietro agli anni 90 facendoci ricordare gli artisti che a quell'epoca segnarono la scena hip-hop, stiamo parlando di: Salt-N-Pepa, Audio Two, Wu-Tang Clan, Sugar Hill Gang e Pharoahe Monch. Nonostante non si dimostri uno dei punti alti del disco, riesce comunque a farsi apprezzare per l'inconfondibile stile old school e per il suo atteggiamento da badass dell'iconica "London Bridge". La pura dimostrazione che "la vecchia scuola" è il suo pane quotidiano e di come è riuscita a trarne ispirazione nei migliori modi.


3. "You Already Know" (featuring Nicki Minaj)

Ed ecco che giungiamo a uno dei pezzi più catchy, stiamo parlando del quarto ed ultimo singolo estratto con Nicki Minaj, "You Already Know". Un testa a testa che vede assolutamente trionfante la nostra Fergie, poiché si dimostra (logicamente) la protagonista indiscussa grazie al suo flow contagioso, senza nulla togliere alla rapper che comunque non appare decisamente fuori contesto. La produzione curata nientepopodimeno che dal famigerato will.i.am che offre come la precedente dei forti richiami Hip House anni '90. La traccia inoltre contiene una deliziosa chicca: al minuto 3:15 ci imbattiamo in uno sample di "Think (About It)" di Lyn Collins che ci catapulta negli anni '30 con le sue sonorità di tromba. Assolutamente uno dei pezzi più riusciti, speriamo che riesca mano a mano a farsi notare nelle classifiche.


4. "Just Like You"

Dopo esserci scatenati un po', l'atmosfera si fa più sinistra sulle note della midtempo "Just Like You". Seppur ci presenti un'altra nuova sfumatura della cantante, il pezzo si presenta alquanto ripetitivo e statico. Nessuna progressione, stesse tonalità e stessa base fino a quando nel finale inaspettatamente s'improvvisano dei vocalizzi un po' fuori luogo per alleggerire il tutto. Un brano che parla di un amore morboso dovrebbe trasmettere certe sensazioni, e qui non traspare pressoché nulla, una vera occasione mancata.


5. "A Little Work"

Fortunatamente Fergie riesce già a farsi perdonare con la intima ed introspettiva "A Little Work". Una ballad semi-orchestrale con piccole contaminazioni rock che racconta il suo drammatico passato: dai problemi recenti avuti con la droga fino all'infanzia infelice segnata dall'abbandono del padre e dalle difficili condizioni economiche. Assolutamente emozionate e ricca di significati, una canzone che tocca ed agita in men che non si dica il profondo degli animi di quelle persone che come lei hanno perito sofferenze ed incontrato enormi difficoltà: "There's nothing that's holding you down/Stuck on the ground, far from the crown/ 'Cause you are a warrior more than you known.; Impeccabile anche il video musicale diretto magistralmente dal noto Jonas Akerlung che riesce a trasmettere con assoluta perfezione il messaggio contenuto.


6. "Life Goes On"

Segue una scia del tutto differente la spensierata ed armoniosa "Life Goes On". Aveva le carte in regola per diventare uno dei tanti tormentoni estivi per le sue forti influenze tropical, genere che andava molto in voga lo scorso anno, ma purtroppo così non è stato. Seppur si presenti come uno dei pezzi più commerciali e meno originali del suo repertorio, si lascia comunque apprezzare senza troppe pretese per la sua positività. Sicuramente con le cuffie a tutto volume in riva al mare sotto all'ombrellone fa la sua bella figura.


7. "M.I.L.F. $"

Se "Life Goes On" era un pezzo molto leggero, la sfacciatissima "M.I.L.F.$" è decisamente l'opposto! Aggressiva, ultra sexy e provocante! Fergie si dimostra per l'ennesima volta assolutamente convincente nelle vesti di rapper accompagnata da un sound esplosivo e molto deciso. Per non parlare del testo molto spinto che incarna in maniera perfetta l'identità di una donna quarantenne che vuole dimostrasi indipendente ed ancora sicura di sé. Al primo ascolto potrà farvi storcere il naso, ma mano a mano che continuerete ad ascoltarla, non riuscirete mai più a togliervela dalla testa!


8. "Save It Till Morning"

Successivamente, a placare i bollenti spiriti ci pensa la struggente "Save It Till Morning". Se "A Little Work" vi aveva emozionato, questa ballad vi colpirà in pieno dritto al cuore. In poche parole è la gemella della famigerata "Big Girls Don't Cry"! Sia dal punto di vista degli arrangiamenti che da quello vocale, soltanto che qui il tema è piuttosto differente e molto comune: ovvero tratta dei problemi di coppia. Un brano che avrebbe molte probabilità di combinare qualcosa nelle charts qualora venisse estratto come singolo, poiché è impossibile rimanere impassibili difronte a tanta passione e grinta che vengono sprigionate in men che non si dica nel ritornello. Una prova assolutamente vincente della sua versatilità come interprete, assolutamente promossa.



 9. "Enchanté (Carine)" (featuring Axl Jack)

Dopo un'intensa ballad si torna nuovamente in pista sulle note della super catchy "Enchanté" a fianco di Axl Jack, suo primogenito avuto nel 2013. Siamo difronte ad un brano dal forte sapore estivo e carico di spensieratezza reso grazie alle forti influenze tropical. Con un buon supporto radiofonico avrebbe le possibilità di diventare un discreto tormentone estivo, poiché è impossibile resistere al suo ritmo contagioso e alla sensualità che trasmette Fergie quando inizia ad intonare le parole in lingua francese. Decisamente ipnotica, potrebbe anche avere molte chance di diventare un'ottimo pezzo da club.



 10. "Tension"

Moto ballabile è anche la traccia #10, "Tension" che vede Fergie ad omaggiare la popstar australiana Kylie Minogue su un ritmo del tutto disco anni 70 reso molto convincente grazie al tocco del disc jockey svedese Alesso. Ma il piatto forte non è solo la produzione contagiosa ma anche la voce di Fergie che si presenta a tratti molto sottile e voluttuosa grazie al falsetto nel ritornello. Molto caratterizzante anche il brige dove la voce si fa decisamente più decisa. Pezzo molto riuscito che dimostra ancora una volta una nuova sfaccettatura dell'artista, peccato che il visual non gli abbia reso giustizia.



 11. "L.A. Love (La La)" (featuring YG)

Si prosegue con electro-hop "L.A. Love" il primo singolo risalente al 2014 che ha dato inizio all'era discografica. Il pezzo è un omaggio alla West Coast, è stato prodotto dal noto DJ Mustard e vede la partecipazione del rappe californiano YG. Il brano si comporta decisamente bene nei versi ma cade nella tremenda banalità con quel quasi irritante "la la la" nel ritornello. Fortunatamente riesce a salvarsi grazie allo sample dell'iconica hit "Lighers Up" di Lil Kim.


12. "Love Is Blind"

Arriva il turno della reggae "Love Is Blind", una mid-tempo che tratta il tema della gelosia. Nel brano seppur s'avvertano le forti influenze del leggendario Bob Marley, al suo interno non si trova nulla d'eccezionale, una semplice filler. Fortunatamente il visual riesce a compensare la poca immediatezza. Per prepararci alla traccia successiva ci pensa un interludio in cui Fergie ci delizia con dei spensierati vocalizzi.



13. "Love Is Pain"

L'album si chiude magistralmente sulle note della potentissima rock ballad "Love Is Pain" con la quale Fergie omaggia il modo sensazionale il leggendario Prince. In assoluto uno dei pezzi più favoriti del disco, non solo per le sue venature rock che ci portano indietro agli anni 80, ma anche per il range vocale che Fergie ci offre. Un sublime inno dedicato alle persone che soffrono per amore reso ancora più immenso grazie agli assoli di chitarra. É sorprendente come Fergie riesce a domare questo genere con assoluta dimestichezza nonostante lo abbia intrapreso nella sua carriera in poche occasioni. Una traccia da chiusura da standing ovation non ci sono scuse che tengano!



In conclusione possiamo affermare che "Double Dutchess" include l'universo di Fergie in tutte le sue sfaccettature. Sarà un progetto molto eterogeneo,  discontinuo, potranno sembrare 13 pezzi presi da 13 dischi diversi, ma bisogna dire che dietro a questo album c'è stato un grosso lavoro ed impegno da parte di questa artista versatile dotata di un certo camaleontismo. Si passa dal rap alla disco anni 70, dal tropical al rock anni 80! Un album che soddisfa ogni richiesta! Un grande peccato che sarà destinato a passare totalmente inosservato poiché Fergie è sinonimo di talento, stiamo parlando di un'artista completa a 360°: cantante, ballerina, rapper e anche attrice (ricordiamo la sua parte in "Nine" il musical ispirato a "8 e 1/2" di Fellini) con alle spalle ben 8 Grammy Awards vinti, insomma è molto raro trovarne così, specialmente nel mercato musicale attuale.
Forse sarebbe stato un progetto molto più d'impatto se si sarebbe lasciato molto più spazio al suo mentore d'eccezione Will.I.Am, i pezzi che hanno le probabilità di sfondare le classifiche sono decisamente pochi! Manca una "London Bridge" una "Fergalicious" una "Glamorous", insomma l'assenza di una vera e propria hit si sente molto. É di sicuro uno degli album più sfortunati e bistrattati di questo 2017, auguriamo a Fergie di trovare nel modo o nell'altro del conforto da parte dei suoi fans e di riemergere totalmente con il prossimo album.

La nostra recensione termina qui, grazie per averci letto, alla prossima!



Valutazione da parte dello staff 

65/100


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