Recensione Album: "I Cry When I Laugh" di Jess Glynne

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Jess Glynne, è questo il nome d’arte di Jessica Hannah Glynne, la nuova rivelazione musicale britannica che negli ultimi due anni ha conquistato le charts mondiali di tutto il mondo, specie in Europa e in madrepatria, grazie alle conosciutissime collaborazioni con i Clean Bandit, Route ’94  e Tinie Tempah e grazie ai suoi singoli da solista, divenuti anch’essi dei successi che hanno permesso alla cantautrice di collezionare il record di ben 5 numero uno ottenute in soli 18 mesi di carriera.
La sua voce siamo stati abituati a riconoscerla per la sua particolare timbrica, con taglienti accenti tipici delle grandi voci nere e con un animo prettamente soul, una vocalità che, nel corso degli anni, è stata persino influenzata dallo stile di  cantanti leggendari come Amy Winehouse, una delle più grandi ispirazioni di Jess.


Dopo il successo delle hits “Rather Be” e “My Love” e la vittoria di un Grammy Award, la Glynne inizia a dare indizi su quello che sarebbe stato il suo album di debutto, anticipato dal singolo di successo “Hold My Hand” ed intitolato “I Cry When I Laugh” (che tradotto letteralmente vuol dire “Io piango quando rido”), nome che gioca sulla dicotomia di emozioni che la cantante ha provato la sera stessa in cui firmò il suo contratto discografico con la Atlantic Record, momento di profonda gioia e auto-gratificazione che, però, sfortunatamente, coincise con la rottura della sua relazione d’amore che durava da ben più di due anni.
Ecco cosa ha dichiarato lei stessa durante un’intervista rilasciata per “105 Mi Casa” a proposito di questa vicenda che le ha permesso, nonostante tutto, di dare il via a qualcosa che neanche lei immaginava di poter ottenere: “Questo album  parla di una ragazza che era spensierata, che ha avuto qualche problema, che si è trovata col cuore spezzato e che ha trovato la propria strada attraverso questa esperienza, non con la tristezza, ma con la speranza, e non lasciandosi mai scoraggiare”.
Il messaggio ed il concept racchiusi nell’album fanno quindi riferimento al desiderio e alla forza di andare avanti nonostante le difficoltà e al trovare sempre, in mezzo agli ostacoli della vita, una ragione per sorridere e per lasciarsi tutto alle spalle. Quello che Jess vuole trasmettere tramite la sua musica, i cui temi ruotano tutti intorno alle sue esperienze personali, è forza e positività e lo fa mostrando il suo talento vocale e artistico in ogni sua forma, tuffandosi da un genere all’altro ed esplorando approcci vocali gli uni diversi dagli altri, il che la rendono a tutti gli effetti una delle rivelazioni più promettenti degli ultimi anni, soprattutto, come già detto, per via della sua voce unica e particolare.
Ma vediamo nel dettaglio quali sorprese ci ha riservato la nostra Jess con la sua primissima fatica discografica; “I Cry When I Laugh” non è solo un album, ma un viaggio, un racconto auto-biografico che fa riferimento soprattutto agli ultimi due anni della sua vita e agli albori della sua carriera musicale dichiaratamente partita con il botto.
Di seguito verranno descritte ad una ad una le singole tracce che compongono tale lavoro.

1. Strawberry Fields (Intro)
L’album si apre con la voce “grossa”, profonda, espressiva e rigorosamente soul-full di Jess Glynne su di una produzione tendente all’electro-pop che fa da piccola introduzione all’intero lavoro discografico. Il pezzo, che dura solamente poco più di un minuto, è una chiara manifestazione di quel che sarà il concept dell’intero CD.
Il testo si presenta come un’intera metafora interessantissima alla quale vale la pena dare la giusta attenzione per capire a fondo cosa la cantante vuole trasmetterci:

 “In ‘98 used to pick berries
over and over just to clean my mind
and now the strawberry fields, they wait for me,
without you there we lose time

that was your thing, so I,
but now I need to find mine,
need the dry air to let me breathe
to find a way just to be me

take me back to strawberry fields,
take me back to strawberry fields,
take me back to strawberry fields,
take me back to…”

La cantante parla del 1998 riferendosi a quando aveva precisamente 9 anni, età in cui era abituata spesso a correre per i campi del proprio Paese per raccogliere delle bacche. Questo scenario viene utilizzato per descrivere l’innocenza di un bambina che non sapeva che, proprio 10 anni dopo, avrebbe affrontato la sua delusione più grande, quella cioè di rompere la relazione col proprio uomo, persona insieme alla quale, prima della rottura, si sentiva la creazione più bella di Dio. Tutto questo viene simboleggiato proprio dalla fragola, frutto che, secondo alcune antiche mitologie, rappresenta proprio la purezza e la trascendenza, mentre il campo non è altro che la raffigurazione immaginaria del Paradiso, luogo in cui il tempo sembra non trascorrere mai per quanto è mistico ed incantato. Questo era ciò che viveva  Jess prima che l’episodio più inaspettato bruciasse la visione che aveva lei della vita fino a quel momento.
Proprio per questo, la cantautrice prosegue dichiarando che, anche se si sente valere meno senza il proprio amante, non ha intenzione di sprecare altro tempo e che preferisce scoprire la forza di amare sé stessa e di trovare il modo di andare avanti con la propria vita mirando soprattutto a contare sul suo “io” ora che le emozioni non possono più dipendere da un’altra persona.
Questa è la sentenza prima che apre tale capitolo della sua vita, un capitolo che si trova solo all’inizio e che non conosce destinazione, ma solo la voglia di scoprire ciò che in sé stessi probabilmente non si era riusciti a scovare fino al preciso istante in cui la vita non ti mette nelle condizioni idonee per farlo.


2. Gave Me Something
Non sempre quando perdiamo qualcosa rimaniamo con le tasche completamente vuote. Spesso è proprio dalle esperienze negative che riusciamo a ricavare il più grande bagaglio personale di lezioni che ci arricchiscono di nuove visioni e di nuove prospettive fondamentalmente utili per accrescere la propria auto-consapevolezza. Ed è proprio questo il caso della nostra Jess che, prestando la sua voce per un’up-tempo forte, accattivante, orecchiabile, incisiva ed inebriata da un’essenza fortemente soul, estirpa il lato positivo derivante dalla fine della relazione con il suo ex compagno, ringraziandolo non per il dolore causatole, ma per averle permesso di fare ciò che lei ama più di ogni altra cosa: cantare. Jess è nata per cantare e crede fermamente che, nel profondo del dolore provato dallo spiacevolissimo episodio relativo alla sua situazione sentimentale, abbia trovato un motivo valido, le parole e la giusta ispirazione per far udire al mondo intero la sua voce, il tutto unito alla sua voglia di mettersi in gioco e di fare della musica la sua ragione di vita primaria in assoluto.
Prima del lancio di “I Cry When I Laugh”, Jess pubblicò il lyric video della canzone che vedeva la partecipazione di alcuni suoi fans.

Ecco una parte del testo di “Gave Me Something”:

“You gave me hope and you let me know that oh,
if I give it time it will all be mine and oh,
you gave me something that I didn't have before,
so I'ma give you something
to stop you saying more,
you gave me something
I didn’t have before
and I'ma give you something
to stop you saying more”




3. Hold My Hand
La conosciamo tutti, è stata uno dei tormentoni più peccaminosi e maggiormente ascoltati dell’estate 2015, nonché il brano internazionale più trasmesso nelle nostre radio italiane. “Hold My Hand” è il singolo ufficiale grazie al quale Jess debutta ufficialmente in tutto il mondo e che le ha permesso di ottenere la sua prima numero uno (mantenuta, tra l’altro, per tre settimane consecutive nella classifica inglese) da solista.
Trattasi di un’irresistibile produzione dance dalle influenze deep-house e marchiata dalla particolarissima voce della cantante che regala al pezzo un’impronta più soul, condita da una melodia martellante che difficilmente può essere dimenticata una volta entrata in testa.
Jess si è sempre dimostrata molto orgogliosa di aver rilasciato “Hold My Hand” come singolo in quanto la ritiene una canzone speciale, soprattutto per la positività e la carica che riesce a trasmettere e anche per il messaggio di speranza che riesce a donare all’ascoltatore; il brano è infatti dedicato a quell’ipotetica persona che, in un momento di difficoltà, penetra all’improvviso nella propria vita, ti prende per mano e ti porta con sé, alla riscoperta della felicità e della parte migliore di questa vita.
Potremmo anche affermare che, in senso figurato, Jess, tramite questa canzone, potrebbe essersi riferita alla sua casa discografica, la quale le ha permesso di impugnare il suo sogno più grande e di vivere il momento più soddisfacente dei suoi anni.

“Don't wanna know
that feeling when I'm all alone,
so please don't make me wait, 'cause I don't wanna break
and I don't wanna fall,
when you're next to me,
can tell I'm not afraid to be
that you don't make me wait, and never let me break,
you never let me fall”




4. Real Love
La quarta traccia dell’album è una potentissima canzone dance/synth-pop cantata in collaborazione con il gruppo britannico dei Clean Bandit. La canzone, scritta dalla stessa Jess, è stata estratta come primo singolo dalla ri-edizione dell’album dei Clean Bandit, “New Eyes”, ed è stata successivamente inclusa anche in “I Cry When I Laugh”.
Il pezzo mette particolarmente in mostra le abilità vocali della Glynne, la quale canta su di una produzione piacevolmente infestata da suoni di violino e da beat dance e contornata da un significato che risulta essere una sorta di manifesto nei confronti dell’uguaglianza e dell’amore vero in ogni sua forma. Nel video del pezzo si susseguono scene di coppie innamorate che, teneramente, si baciano, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale, la loro religione o la loro provenienza.



5. Ain’t Got Far To Go
Dopo i primi pezzi contaminati da sonorità che spaziano dalla dance a sfumature house, eccoci arrivati ad una delle canzoni più particolari e più soul dell’intero progetto. La quinta traccia dell’album è un piccolo gioiellino che mescola in sé sonorità soul ed elettroniche, unite a dei canti gospel che fanno da coro alle vocals spedite ed incisive di Jess Glynne.
Oltre ad essere il brano preferito della cantante, “Ain’t Got Far To Go” conserva un significato molto personale che fa riferimento proprio alla giovane carriera di Jess, la quale dichiara di sentirsi davvero pronta, dopo tutti i problemi, le paure e le delusioni subìte, per dedicarsi interamente alla sua vita artistica e al suo mestiere di musicista. Nelle lyrics del brano spiega anche come quello che sta vivendo non sia più soltanto un sogno nel cassetto, ma una realtà dalla quale non vuole allontanarsi per nessuna ragione, poiché è stata il risultato di forza di volontà, impegno, perseveranza e positività, elemento-chiave, quest’ultimo, che ha permesso a Jess di non farsi vincere dalla tristezza, ma di sbiadirla con il sorriso che porta con sé ogni volta che tiene il microfono fra le sue mani.

“I wasn't scared, I fought this on my own,
you pulled me down and I let you go,
I told you I would prove you wrong
and now I'm here and I'm standing strong”

Ed è proprio nel potentissimo ed ipnotico bridge della traccia, scolpito dai suoi vocalizzi stupefacenti e da particolari synth elettronici, che ripete con assoluta determinazione “I’m here to stay!”




6. Take Me Home
Dopo una prima parte dell’album nella quale la nostra Jess si scatena nelle più disparate up-tempo, arriva, con la sesta traccia, uno dei picchi più alti da lei scritti, ossia la prima ballata pop con fortissime influenze soul del disco, un pezzo malinconico, struggente e che mette in assoluto risalto la sorprendente timbrica black della cantante, ma che tiene immagazzinato in sé anche un messaggio di speranza rivolto a tutti coloro che si sentono persi, disorientati e che, quasi vicini all’orlo di perdere la fede in sé stessi, trovano il modo di rialzarsi dalle ceneri per ritrovare la via di casa.
La canzone parla di un’anima tarchiata dal segno del dolore; si tratta infatti dell’ennesima produzione molto personale per Jess, che si sente precipitata ancor prima di essere caduta e che descrive perfettamente le emozioni scaturite dalla fine della sua storia d’amore alla quale era legatissima, con il cuore e con lo spirito.
Il pezzo, non a caso, è stato uno dei primi ad essere stati scritti per l’album dalla cantante britannica e racconta proprio di questo suo palpabile desiderio di voler ritrovare la strada di casa, nonostante i rimpianti, le delusioni e il dolore e, in questo senso, è cosciente che riuscirà nel suo intento poiché, proprio come scrive nel testo, non si può essere persi per sempre.

“You say space will make it better
and time will make it heal,
I won't be lost forever
and soon I wouldn't feel
like I'm haunted, oh falling”

Questa meravigliosa ballad, costituita da vocals da pelle d’oca che permettono a noi ascoltatori di percepire appieno i sentimenti e le forti emozioni della cantante, è un crescendo di prorompenti, quanto a volte nostalgiche sensazioni dalle quali è quasi impossibile sottrarsi. Grazie a questo pezzo, che conferma la grande qualità del disco, La Glynne mostra ancora una volta tutta la sua versatilità vocale e musicale, nonché anche le sue ottime capacità di scrittura che non passano assolutamente inosservate.
La canzone, inoltre, è stata performata per la prima volta dal vivo in esclusiva per un programma televisivo tedesco, “TV4”.



7. Don’t Be So Hard On Yourself
Si tratta della quinta number one-hit di Jess Glynne, risultato che le ha permesso di diventare la prima cantante della storia a collezionare ben cinque numero uno nelle charts inglesi in un tempo di soli 18 mesi di carriera.
Con “Don’t Be So Hard On Yourself”, Jess torna a farci scatenare sulle note di questa catchy ed impeccabile up-tempo ballabile con influenze anni ’90, condita da cori gospel e da una maestosità vocale da parte della nostra cantante che raggiunge il culmine massimo durante il sensazionalissimo bridge e che non viene affatto messa in secondo piano neppure dalla natura dance del pezzo, il quale racconta del desiderio di volersi sentire parte di un “qualcosa”, della voglia di voler vivere andando avanti con fermezza e perseveranza, senza dare più importanza alcuna ai problemi, al passato e alle proprie debolezze.
La canzone è anche un inno all’auto-accettazione e all’amare sé stessi nel modo più onesto che ci sia.

“Let's go back to simplicity,
I feel like I've been missing me
was not who I'm supposed to be,
I felt this darkness over me,
we all get there eventually,
I never knew where I belonged,
but I was right and you were wrong,
been telling myself all along…”

Durante un’interessante intervista tenutasi allo show di Elvis Duran, Jess, sempre in merito all’origine della canzone, ha dichiarato queste parole: “Ho scritto questa canzone nel momento in cui firmai il contratto con la mia casa discografica perché sentivo che tutto stesse cominciando proprio da lì. Mi trovavo in un momento buio della mia vita, avevo il cuore spezzato e mi sentivo molto giù, ma, allo stesso tempo, mi sentivo anche molto eccitata per quello che mi stava succedendo”.
Proprio a tal proposito, Jess si dimostrò sin da subito entusiasta riguardo alla pubblicazione di “Don’t Be So Hard On Yourself” come singolo, proprio perché è stata una canzone che l’ha aiutata moltissimo e, proprio per questo, ha sempre sperato che il pezzo potesse aiutare a dare altrettanta speranza a tanta gente che magari si è ritrovata a dover fronteggiare una situazione analoga alla sua.



8. You Can Find Me
L’ottava traccia dell’album è la splendida e spensierata “You Can Find Me”, una miscellanea sempre di ritmi dance legati a venature soul e cori gospel, ricetta che, finora, si è dimostrata una carta assolutamente vincente per Jess e la quale le ha permesso di creare facilmente un proprio stile musicale che lo contraddistingue da tutto ciò che gira al momento.
La canzone non è altro che una riflessione personale su come la sua vita sia cambiata nel corso degli anni ed accenna anche a ciò che era la sua routine quotidiana pre-fama (per chi non lo sapesse, prima di diventare famosa, la Glynne svolse tantissimi lavori di tipo professionale come la baby-sitter), nonché  una lettera molto dolce rivolta a tutte le persone alle quali Jess è legata affettivamente, siano esse parenti o amici, ed afferma che, anche se è stata travolta improvvisamente dalla fama e dal successo, ciò non andrà mai a minare i suoi rapporti interpersonali. Nelle lyrics del brano, Jess parla proprio di una “strada da percorrere”, riferendosi simbolicamente alla scalata al successo che l’ha fatta divenire una delle protagoniste assolute della scena musicale dell’ultimo anno, e dichiara che non sarà comunque questa o la distanza dalla propria casa a farla cambiare interiormente come persona, neanche con il passare del tempo.

“If the time between us gets a little uneven
don't you worry cause you will find me here,
never broke a promise, never been dishonest,
don't you worry cause you will find me here”






9. Why Me
Come abbiamo già avuto modo di ascoltare, uno degli elementi caratteristici di Jess e, in generale, di “I Cry When I Laugh” è l’estrema poliedricità e versatilità musicale. “Why Me” è proprio uno degli esempi più lampanti di questa versatilità, in quanto si tratta di un’ipnotico pezzo dalle sonorità synth-pop ed elettroniche, unite ad una piccola velatura di sound decisamente indie e a dei cori gospel che, come abbiamo visto, caratterizzano moltissimi brani della nostra Jess.
La nona traccia dell’album, oltre a mettere in risalto le qualità vocali della cantante, è quindi una produzione che cattura sin dal primo ascolto per via della sua estrema particolarità, malgrado si tratti di una canzone non così immediata come alcune delle precedenti, ma pur sempre scorrevole e ricca di farciture melodiche molto interessanti.
Nelle lyrics del pezzo, Jess Glynne si pone degli interrogativi riguardo il suo ex compagno, chiedendosi perché l’avesse lasciata all’improvviso e ricorda come tutto quello che di meraviglioso c’era fra i due sia svanito così improvvisamente, nonostante la relazione sia durata per due anni.

“No wrong,
everything was right and now it's gone,
like a tree, it cut me down and let me go,
like I was always banned from sayin' no”




10. Love Me
La Glynne continua a sorprenderci con la sua vocalità in questa nuova traccia, un’up-tempo stilisticamente molto particolare, ma comunque catchy, frizzante e che riprende il sound di quella che è facilmente considerabile la sua sorella gemella, mi riferisco ovviamente ad “Ain’t Got Far To Go”, tracce che, insieme, conservano quell’anima fortemente soul e tramite la quale Jess sta permettendo agli ascoltatori di approcciarsi ad un genere non più molto in voga come un tempo, genere che verrà ripreso anche, come vedremo, nella traccia successiva del disco.
“Love Me” mette in mostra il lato più spensierato e sbarazzino di Jess, la quale parla di un’infatuazione (probabilmente riferendosi all’infatuazione che provò proprio per colui che divenne il suo compagno) per un uomo, tanto da considerarlo come una sorta di “special-guest” della festa grazie alla quale sa di doverlo incontrare.
Oltre a mettere in mostra questo lato di Jess rimasto inedito nelle nove tracce precedenti e a mettere in risalto le sue vocals, ciò che colpisce del brano è anche il modo in cui si sussegue lo scandire delle singole parole e le assonanze che ne derivano.

Eccone una piccola parte:

“Find it funny when you want it
and I turn my back it kills you,
something must be wrong with you
and don’t be scared to do the chasing,
it’s only me you’re facing,
be confident in what you do”




11. It Ain’t Right
Come accennato nella precedente traccia, “It Ain’t Right” riprende stilisticamente il sound di “Love Me” e “Ain’t Got Far To Go” e, tutte e tre insieme, costituiscono quella che, in qualche modo, risulta essere la triade maggiormente soul dell’intero progetto discografico.
Come abbiamo potuto appurare, lo scopo di Jess è quello di esprimere positività attraverso la propria musica, anche quando l’oggetto dei suoi pezzi riguarda la fine della sua relazione d’amore. In modo molto schietto, con “It Ain’t Right” Jess riflette sul trascorso amoroso con il suo ex compagno, credendo che l’amore che lei provava non sia stato abbastanza  e lo fa anche in maniera molto ironica, proprio come si può dedurre dal testo:

“It’s like you’re only here to help yourself
or only keep me sweet to build your wealth,
unfortunate for you, my eyes see clear
and then the second it goes wrong
and darlin’, you’ll be packed up and be gone”

Anche questa ritmata up-tempo mette in evidenza la particolare timbrica della cantante, la quale riesce a destreggiarsi su qualsiasi genere e su qualsiasi tipologia di canzone con esemplare naturalezza e scioltezza.




12. No Rights, No Wrongs
Jess non ha alcun problema a saltare da un genere all’altro traccia dopo traccia e, dopo le precedenti due canzoni, con questa “No Rights, No Wrongs”, torniamo alle atmosfere più dance e pop del disco, ma sempre mantenendo quelle amalgamature soul che condiscono perfettamente lo stile tipico di Jess. La canzone, coronata da piccoli colpi di sassofono, risulta essere molto catchy, orecchiabile e con un ritornello assai radiofonico e potente che potrebbe funzionare benissimo come singolo.
Nel testo del brano, la nostra Jess si pone diversi interrogativi, riflettendo sulla vita e facendo riferimento a tutte le volte in cui ci troviamo di fronte al bivio del “giusto” e dello “sbagliato”, ma ci ricorda che, di qualsiasi natura sia il risultato derivante dalle scelte che facciamo, ogni cosa va affrontata sempre con il sorriso e con la forza di non vacillare mai.

“How many laughs to make me happy?
I’m counting stars, they make me lucky,
how many turns ‘til I find me?
It’s not easy to find a way,
how many lies, ‘til a confession?
How many prayers, lead to a blessing?
How many burns, to learn a lesson?
Now, it’s not easy to find a way”




13. Saddest Vanilla (feat. Emeli Sandé)
Eccoci arrivati ad una delle tracce sicuramente più attese già da prima della pubblicazione del CD per via della collaborazione con un’altra cautautrice che fu una delle protagoniste della scena musicale del 2012, mi sto riferendo ovviamente ad Emeli Sandé!
“Saddest Vanilla” è una malinconica ed incredibile ballata, scritta e composta da entrambe le cantautrici, le quali sono riuscite nell’intento di dar vita ad un duetto vero e proprio, nel quale le due voci si incontrano, si scontrano e si confondono in perfetta armonia fra loro, regalando così all’ascoltatore un concentrato enorme di profonde emozioni.
Riguardo a questa splendida collaborazione, la stessa Jess Glynne, sempre durante un’intervista al programma telesivivo di Elvis Duran, ha dichiarato le seguenti parole: “Lavorare con un’artista professionale e piena di talento come Emeli è stato un vero onore. Ha un animo fantastico e comporre “Saddest Vanilla” è stato così inaspettato. Siamo uscite un giorno per mangiare qualcosa insieme, ci siamo conosciute e, subito dopo, siamo finite in studio di registrazione insieme a Naughty Boy. Subito dopo le si è seduta al piano e abbiamo cominciato a comporre, a cantare, ad inventare in soli pochi gesti e il tutto si trasformò in una meravigliosa canzone creata da noi stesse. E’ stata una gioia lavorare con lei, sono così grata di poterla avere nel mio album”.
In senso figurativo, il gelato alla vaniglia viene visto come l’apoteosi di dolcezza, ma che, in questo caso, viene avvelenato a causa della rottura d’amore improvvisa ed inaspettata che ha prosciugato tutta quella dolcezza, trasformandola in un fiume di lacrime amare, ossia nel sapore più triste che un gusto dolce come la vaniglia potesse avere.

“This is the saddest vanilla that I've ever tasted,
the saddest vanilla and I don't wanna waste it,
sat at an ice cream parlour,
you went and broke my heart yeah,
now I'm the saddest vanilla”

Il pezzo, intimo e personale, struggente e comunicativo, si presenta come una mescolanza di voci soul che crescono sempre di più fra loro, sulle note di un pianoforte che sfocia poi nel pieno della ballata grazie all’entrata dei colpi di batteria, lasciandoci, sul punto di finire, delle grandi sensazioni, ma con la punta amara in bocca di quella vaniglia ormai sciupata e privata di tutta la sua naturale dolcezza…




14. Right Here
Per capire l’origine di questa canzone (che chiude anche in bellezza la Standard Edition dell’album) dobbiamo fare un piccolo tuffo nell’estate del 2014, periodo in cui Jess ottenne un grandissimo successo grazie a due importanti collaborazioni; mi sto riferendo proprio a “Rather Be” e a “My Love”. Dopo i vistosi risultati positivi dei due rispettivi brani, Jess, fresca di contratto discografico firmato, decise di tastare il terreno rilasciando quello che sarebbe stato il suo singolo di debutto in territorio inglese, “Right Here”, per l’appunto.
La canzone divenne una buona hit in madrepatria, tanto che riuscì a raggiungere la posizione numero 6 nella UK Official Charts Company e la numero 1 nella classifica dance inglese, consentendo a Jess di collezione la sua terza top10 consecutiva con i suoi primi tre singoli.
“Right Here” è il brano più funky-house dell’album, un’up-tempo potente e coinvolgente che cattura sin dai primi ascolti ed è dedicata proprio ad uno dei momenti più rilevanti della sua vita, quello cioè di aver coronato il suo sogno di fare musica e di trovarsi nel posto in cui è sempre voluta essere, nonostante non si fosse mai aspettata tutto ciò:

“Finally I’m where I want to be,
I didn’t think this life was gonna be for me,
a love you gave me to discover was right here,
but now I’m caught up in a dream, don’t wanna leave”

 ..e facendo anche delle leggere divagazioni circa la sua relazione amorosa che, ricordiamo, terminò purtroppo proprio la sera stessa in cui la cantante firmò il suo contratto con la Atlantic Records. Possiamo quindi affermare che “Right Here” sia il brano che più di tutti riesce a descrivere questo bizzarro dualismo di sensazioni che hanno segnato la sua vita:

“Infatuation took a whole of my mind,
I wouldn’t change it for the world, now that you’re mine
you played me hard to get for a while,
still cut me deeper every day with your smile”




15. Home
Poco prima della pubblicazione ufficiale di “I Cry When I Laugh”, Jess dichiarò che, precedentemente alla composizione e registrazione dell’album, scrisse ben cento canzoni per capire quale direzione musicale desiderasse intraprendere. Tale processo richiese del tempo, fino a che la cantante non compose “Home”, canzone che, non solo la aiutò a capire quale fosse veramente il sound da voler seguire, ma diventò anche il primo brano in assoluto ad essere scritto per il disco stesso!
Questa traccia, infatti, tramite la quale si apre la versione Deluxe del disco, possiamo dire che altro non è che una fantastica mescolanza di tutti i differenti sound presenti all’interno dell’intero CD: dal soul agli elementi più synth-pop che contraddistuongono tutti i suoi pezzi, adornati da una buona influenza urban-oriented che fa di “Home” uno dei pezzi più particolari ed eclettici della sua attuale discografia.
In merito alle lyrics del brano, Jess scrive riguardo a quello che era il suo sogno prima che lo realizzasse veramente, descrivendolo come “una strada percorsa a piedi nudi”, proprio perché, inizialmente, non credeva pienamente che potesse trasformarsi in realtà. Nel testo si racconta e, talvolta, lo fa anche in modo più “crudo” del solito, esprimendo tutto il proprio rancore nei confronti di tutte quelle persone che l’hanno ostacolata, che l’hanno messa in discussione e che l’hanno fatta diventare oggetto di continue critiche.

“At times I don't say exactly what I mean,
so don't treat me like
I'm three bricks shy off a load,
seen many things, seen people talking talking talking out of turn,
but still they can't be heard”




16. Bad Blood
Proseguiamo con una traccia molto sperimentale, condita da una produzione ipnotica con influssi orientali, e che regala all’album richezza e vasta varietà di sound. “Bad Blood” è una potente canzone tipica da club, la quale conserva in sé elementi elettronici, soul ed urban e che, per certi versi, si avvicina anche alla precedente “Home” in fatto di struttura, di stile e di vocalità adottata, tramite la quale la cantante saltella da una parola all’altra con scioltezza e con esemplare agilità
La canzone parla di risentimento, facendo riferimento a tutti gli aspetti negativi che s’instaurano dopo una profonda delusione, ma, nel ritornello del pezzo, Jess ci esorta anche a lasciare i propri fantasmi alle spalle e a vivere la vita senza dare più importanza alcuna a ciò che ha procurato grandi sofferenze.

“I got all I need
could be, do I gotta bleed?
No bad blood, no bad blood
just L-I-V-E your L-I-F-E”



17. My Love (Acoustic)
Come trasformare un brano house da discoteca in un’autentica e raffintata ballata emozionante! Si tratta infatti proprio della ballad-version di “My Love”, pezzo cantato in collaborazione con il DJ Route ’94 e divenuto una grande hit europea che ha garantito a Jess la sua prima numero uno in territorio britannico!
Il carisma vocale della cantante, possente, roco, melismatico e particolare, domina per tutta la durata della canzone, dandoci l’ulteriore dimostrazione delle capacità di questa artista che, nel giro di poco tempo, è riuscita a crearsi una carriera ed un nome grazie al proprio innegabile talento.
Ciò che differenzia le due versioni del pezzo non è soltanto il sound completamente opposto, ma anche le lyrics: nella piano-version di “My Love”, infatti, Jess ha scritto anche i versi delle strofe, creando, di fatto, una canzone quasi diversa dalla sua gemella originale. Nelle lyrics del testo, la cantante riflette su tutto quello che l’amore rappresentava per lei prima che la rottura della sua relazione cambiasse radicalmente le visioni che aveva lei di tale sentimento.

“There's nothing more that I would have that I could need,
‘cause having this means that I've got it all,
when I was taking turns and you were wrong for me,
you chose to understand and let it go”




18. Not Letting Go
Proseguiamo il nostro viaggio immergendoci in un  brano che sicuramente voi tutti conoscerete poiché divenuta un’altra hit nelle mani di Jess Glynne e, in generale, uno dei pezzi più suonati nel corso dell’ultima parte dell’estate; in “Not Letting Go”, un brano potente ed irresistibilmente catchy, Jess si cimenta questa volta in sfaccettature più pop-urban oriented unite a dei ritmi dance in compagnia del rapper Tinie Tempah, il quale si occupa dei versi, mentre il ritornello viene affidato alla cantautrice.
La canzone è dedicata ad un’ipotetica persona insostituibile che si muove in perfetta sincronia con noi stessi, donandoci quella forza capace di rendere la nostra vita decisamente migliore.

“You were something I can't replace,
you made my heart work,
you make me stronger,
I'm not letting go, I'm not letting go”




19. Rather Be
Come detto nell’introduzione di questa recensione, lo scopo di Jess è anche quello di presentare quello che è stato il suo viaggio nel corso degli ultimi due anni, facendo riferimento alle sue esperienze personali e all’inizio della sua carriera musicale.
Poteva quindi mancare una delle più grandi hit del 2014 che le permise di ottenere la sua seconda numero uno consecutiva? Assolutamente no! E, infatti, Jess ha ben pensato di includere “Rather Be” nel suo album di debutto, proprio per concedere all’ascoltatore un’ampia panoramica di tutta la sua carriera, dai suoi albori fino ad ora, ricordandoci anche quanto questa canzone ci abbia accompagnato per molto tempo, sui canali di musica, in radio, divenendo persino il singolo inglese più venduto del 2014!
Il pezzo, vincitore di un Grammy Award e contraddistinto da influenze house e synth-pop, è un’ode all’infatuazione ed una dedica alla persona dalla quale non ci si vorrebbe mai separare.



20. My Love
Concludiamo questo lunghissimo viaggio con la versione originale della splendida “My Love”, la quale chiude in bellezza, con i suoi battenti ritmi prettamente house, il primo capitolo della nostra Jess e che abbiamo avuto già modo di analizzare grazie alla piano version contenuta sempre nella versione Deluxe del disco.



Conclusione: credo che, davanti ad un lavoro del genere, ci sia ben poco da dover dire, se non quello di complimentarsi con la nostra Jess per aver creato un album di debutto straordinario, ben prodotto e, soprattutto, creato con impegno e con il duro lavoro che è stato alla fine ripagato dall’indubbia qualità del progetto stesso. Un progetto che, oltre a mostrare il talento di questa newbie trasformatasi in poco tempo in una nuova promessa della musica odierna, mette in risalto voce, versatilità, varietà e spessore musicale; il tutto in, appunto, un viaggio durato ben venti tappe, da ascoltare e ri-ascoltare poiché difficilmente stanca e ricco di messaggi personali sì, ma anche universali, i quali permettono all’ascoltatore di rispecchiarvici e di renderli propri.
E voi cosa ne pensate di questa formidabile cantante? Credete che il suo successo sia momentaneo o che sia solamente l’inizio della sua consacrazione come una delle maggiori esponenti della canzone britannica degli ultimi anni?
A voi la parola!


-Pubblicato da Swiftie-
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La valutazione concordata dallo Staff di Booklet:

62/100

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