#ArtistFocus | Pink: 4 Songs, Part I

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Negli ultimi 15 anni si sono affermati molti diversi cantanti nel panorama musicale, ed alcuni tra di loro fanno ancora parlare di sé continuando a pubblicare la loro musica ricevendo consensi positivi; una di queste è Alecia Beth Moore conosciuta meglio con il nome d’arte Pink (anche stilizzato come P!nk). Con 8 album all’attivo (e un'altro in fase di produzione) P!nk è una di quelle artiste che possiamo definire a 360 gradi, scrive e produce le sue canzoni e variando sempre di genere passando dal R&B al pop al pop-rock che l’ha sempre contraddistinta fino a comprendere anche il folk. Oggi vorrei parlarvi di alcuni brani non molto conosciuti. Buon ascolto!

“Conversation With My 13 Year Old Self” da I’m Not Dead (2006)

Incominciamo con una delle canzoni più complesse e belle di P!nk che riesce a colpire tantissimo l'ascoltatore grazie alla sua drammatica interpretazione. La traccia scritta e prodotta da P!nk e Billy Mann parla di un’ipotetica conversazione tra P!nk e una tredicenne Alecia Moore, una ragazza impaurita, chiusa in sé stessa, disperata, stufa di tutto e apparentemente vuota. Siccome l'adolescenza è stata la fase più brutta della sua vita, sapendo cosa andrà in contro in futuro, l’unica cosa che può fare P!ink è incoraggiarla a continuare a combattere senza mentire perché lei conosce i suoi stessi inganni (Oh don't lose your passion or the fighter that's inside of you\[...]God I know that trick too well, you forget that I've been you.) La canzone finisce con un saluto fino al loro prossimo incontro. La canzone la si può descrivere come una fase di terapia in cui P!nk riesce a sfogarsi di tutto ciò che ha dentro cercando di aiutare la sua giovane versione che al massimo l’avrebbe solo mandata a quel paese.
La produzione è una delle parti più interessanti della canzone poiché vi è l’accompagnamento orchestrale che conferisce un’atmosfera drammatica e disperata che la canzone cerca di trasmettere all'ascoltatore.

“Come over here and let me hold your hand and hug you darling
I promise you that it won't always feel this bad
There are so many things I want to say to you
You're the girl I used to be You little heartbroken thirteen year old me”




“Glitter In The Air” da Funhouse (2008)

Dopo un’iniziale scetticismo, ho deciso di mettere questa canzone che io ritengo un vero e proprio capolavoro prodotto e scritto sempre dalla precedente accoppiata P!nk\Mann. Un capolavoro che per me come molti deve avere tre cose perfette ed equilibrate: la voce, il testo e la melodia. Il testo parla del potere dell’amore e del riprendersi da una brutta storia. Tale triste storia è ispirata alla sua relazione con Carey Hart. In ogni strofa P!nk si rivolge direttamente all'ascoltatore facendo delle domande riguardanti appunto alla fiducia (Have you ever looked fear in the face and said I just don't care?\[..] Have you ever been touched so gently you had to cry? Have you ever invited a stranger to come inside?) mentre nel ritornello la canzone esplode facendo intendere che ci rendiamo conto di ciò che abbiamo avuto solo quando l’abbiamo perso. Mentre verso il finale della canzone c’è una riconciliazione temporale tra i due, questo rispecchia perfettamente l'andatura sentimentale che ha avuto la popstar con il patner nella vita reale. La canzone finisce con P!nk  che chiede: Andrà mai meglio di stasera? Glitter In The Air è una ballata soft suonata con l’accompagnamento dolce di un pianoforte. Nonostante si noti una composizione sempliciotta, possiede un’interpretazione mozzafiato: P!nk sembra quasi mettere da parte il suo timbro potente e graffiato e la sua anima pop\rock per lasciar spazio a un timbro sempre potente ma che trasmette una tale dolcezza carica d'emozioni che molto probabilmente solo una persona nella stessa situazione potrebbe capire.

“And it's only half past the point of no return
The tip of the iceberg The sun before the burn
The thunder before the lightning
Breath before the phrase Have you ever felt this way?”




“The Great Escape” da The Truth About Love (2012)

Arriviamo così al 2012 con The Truth About Love, l’album della ribalta che ha permesso a P!nk di tornare in cima delle classifiche. Ho scelto di parlare della traccia di chiusura, la meravigliosa ballata The Great Escape. Il testo che certamente è uno dei suoi migliori, è stato frainteso da molti poiché credono che tratti del suicidio anche se in parte è vero. La canzone consiglia caldamente di non mollare evitando “la grande fuga” che rappresenta il nascondersi a tutti i problemi che la vita ha per loro attraverso pillole o droghe usando spesso paragoni e metafore, riguardo a ciò P!nk ha espresso le seguenti parole:”Per me è come l’intero mondo è confuso su qualcosa, se sono anti-depressivi o…è come se oggi ci fosse una pillola per qualsiasi cosa. Una persona ha bisogno dei suoi alti e dei suoi bassi. Io a volte voglio sedermi e piangere e basta senza roba che mi aiuti a essere più felice”. Verso la fine fa anche una piccola confessione realizzando che lei era “il re delle grandi fughe”, quella che “ha scritto un libro sul correre anche se deve ancora finire il capitolo della sua vita” terminando dicendo che la passione e la paura ci terranno vivi un giorno.

“But everyone you know, is tryna smooth it over,
Like you're trying to scream underwater […]
'Cause the passion and pain Are gonna keep us alive someday”




“Break The Cycle” da rose ave. (2014)

Adesso invece vorrei passare ad una parentesi della carriera di P!nk, passata molto inosservata. All'inizio del 2014, lei ed un suo vecchissimo amico potettero finalmente collaborare per creare insieme qualcosa di unico nel suo genere fondando così il duo folk You+Me formato da appunto P!nk e Dallas Green (in arte City and Colour). L’album venne realizzato in meno di due settimane e tutte le canzoni scritte e prodotte da entrambi sono il risultato di un ottimo album folk, pieno di ballate che colpiscono soprattutto per l’interpretazione dei due. Ho deciso di parlarvi del secondo singolo estratto dall'album: Break The Cycle.
Break The Cycle è una canzone d’amore dedicata alla madre di P!nk.
Qui notiamo Dallas Green che lascia spazio alla cantante per potersi concentrate sui background vocals. Come prevedibile, ciò che colpisce maggiormente l'ascoltatore è l’interpretazione di P!nk: eccellente, che riesce a dare un significato a ogni parola pronunciata, che mette in ombra anche l’ottima melodrammatica produzione del brano che parla appunto della “vittima d’amore” che è la madre di P!nk che divorziò quando lei era molto piccola. A proposito della canzone P!nk confessò di esserne rimasta insoddisfatta perché non è uscita "la canzone d’amore" che lei si aspettava anche se comunque resta ottima.

“Tell me the words you long to hear
And I'll sing them loud and clear
Let me heal the wounds you've held on to for all these years
Break the cycle, break the chains
Cause love is louder than all your pain”


Il nostro viaggio alla scoperta di P!nk finisce qui. Nell'attesa del suo settimo album da solista che dovrebbe arrivare a fine anno, vi consiglio di farvi una rinfrescata su queste 4 canzoni.

-Suga Mama

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