Recensione Album: "No Mythologies To Follow" di MØ

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No Mythologies To Follow è il primo studio album della cantante danese; si tratta di un prodotto elettropop arricchito da elementi indie e alternative che si presta ad essere ascoltato senza difficoltà e che scorre piacevolmente, soddisfando appieno il fruitore. Tutti i brani sorgono dalla collaborazione della cantante e del produttore Ronni Vindhal, solo per alcune tracce essi si avvalgono dell'aiuto del noto produttore Diplo, di August Fenger e di James Dring.
Il cd ci regala l'immagine di un'artista che merita assolutamente di essere conosciuta, capace e dalla personalità ben definita. L'assenza di tracce banali lo rende un album compatto da gustare dal primo all'ultimo secondo; molto interessanti le produzioni, anche quando divagano maggiormente nel pop non risultando mai banali, e i testi, spesso introspettivi, che hanno la pretesa di trasmettere un contenuto ben definito, trasposto dall'animo di MØ alla sua musica. Impossibile per gli amanti di questi generi non rimanerne affascinati ed essere spinti a cercare di sapere qualcosa di più su questa artista emergente così lontana dalle popstar di cui ci parlano tanto spesso i giornali.

Il concept dell'album è quello di raccontare le difficoltà che incorrono nella giovinezza, quando si è ancora intenti a cercare la propria strada. La cantante ha voluto evidenziare come non sia facile per i giovani riuscire a comprendere quale sia la direzione della propria vita in una società "pazza" come quella in cui si trovano a vivere di questi tempi.




Fire Rides
L'album si apre con il brano Fire Rides che ci offre da subito un'anteprima di ciò che stiamo per ascoltare e delinea perfettamente lo stile che MØ ha adottato per questa sua era discografica. La canzone non è troppo invasiva e probabilmente richiede qualche ascolto per essere apprezzata, ben presto però il ritmo del ritornello, grazie alla curata produzione, diventa familiare. Anche il testo entra nel vivo di quello che è il tema dominante di questo lavoro: emerge il senso di smarrimento e di incertezza che arde nella cantante, si susseguono le domande e i dubbi circa la strada per affrontare la vita e trovare il proprio cammino.
Maiden
Questa seconda traccia suscita subito l'attenzione di chi l'ascolta grazie al sound particolare che la contraddistingue per poi svilupparsi in maniera lenta e pacata, accompagnata dalla voce dolce della cantante. Nonostante questa produzione che la fa notare subito, all'interno dell'album tende a passare in secondo piano per il ritornello meno incalzante rispetto ad altre canzoni contenute, ciononostante l'ascolto è molto piacevole. MØ si cala in un testo breve e semplice, ma caldo e avvolgente.
Never Wanna Know
Never Wanna Know è una delle canzoni più riuscite dell'album, nonché una delle più cariche dal punto di vista emotivo; la melodia è molto dolce e malinconica come il testo che l'accompagna. La cantante affronta una storia finita dicendo di non volere sapere nulla della nuova ragazza del suo ex compagno, evidentemente il sentimento nei suoi confronti è ancora forte. La voce di MØ, che ben si adatta a queste tonalità malinconiche e cupe, riesce perfettamente a investire l'ascoltatore con la sofferenza provata dalla protagonista del testo.
Red In The Grey
Con la quarta traccia MØ, assieme alla batteria di Fenger, ci fa spostare dall'atmosfera dei brani precedenti, la produzione si percepisce subito come più elettronica e meno soft, in realtà, nonostante la base più invasiva, la voce della cantante continua ad essere pacata e melliflua, mentre si lascia andare alla nostalgia per una storia d'amore e la volontà di tornare a viverla.
Pilgrim
Con Pilgrim raggiungiamo uno dei picchi di No Mythologies To Follow. La canzone colpisce subito per il beat ripetitivo, ma non pesante, e per il verso "I go, I go" reso ipnotico dalla voce di MØ. Si tratta di una canzone di primo piano all'interno del lavoro, la stessa cantante ha affermato che la traccia racchiude l'essenza dell'intero sforzo discografico e in effetti il pellegrinaggio, qui interpretato dall'artista come una via per trovare la propria strada nella vita, si pone come una metafora azzeccata per la costante ricerca di se stessi.
Don't Wanna Dance
Eccoci giunti ad uno dei brani più freschi e catchy dell'intero progetto. Il ritmo in questa canzone si fa più incalzante e vivace, senza stonare coi pezzi precedenti, e ci fa addentrare in un'altra sfera dell'album per certi versi più "sbarazzina", anche se usare questo termine per descrivere delle canzoni di No Mythologies To Follow è, forse, un po' eccessivo. Da sottolineare la cura nella produzione che non scende nella commercialità pop, ma si mantiene coerente e all'altezza del lavoro. Ottima anche l'interpretazione vocale di MØ che ancora una volta risulta convincente pur su terreno diverso.
Waste Of Time
La produzione continua ad essere più accesa anche in Waste Of Time, ma i toni si fanno decisamente più seriosi. La canzone tira le somme di una relazione conclusa e, come il titolo sottolinea, la decreta come una perdita di tempo. La voce di MØ torna a scandire un testo dai toni più tristi, ma lo fa in maniera coinvolgente e aggressiva rendendo il pezzo accattivante.
Dust Is Gone
Ritorniamo ad un altro pezzo lento e malinconico; si tratta sicuramente di una delle canzoni che si fanno notare di meno nel progetto, soprattutto ai primi ascolti. In realtà il testo è uno dei più belli e curati di quest'album e merita dell'attenzione, forse per questo si è scelta una produzione meno invasiva.
XXX 88 (featuring Diplo)
XXX 88 è una delle tracce più gustabili, forse grazie anche all'intervento del produttore Diplo che figura come featured artist e co-autore del testo. La base è estremamente curata e piacevole, su di essa si adagia la voce di MØ in maniera impeccabile che canta un testo ben pensato per catturare l'attenzione e coinvolgere l'ascoltatore. Il tema è ancora quello dell'incertezza e dei cambiamenti che gli avvenimenti provocano nel corso della vita.
Walk This Way
La traccia numero 10 è un'altra delle punte di diamante del progetto ed è anche una di quelle che tendono a rimanere da subito più impresse. Non appena comincia dà una bella scossa all'ascoltatore: dal primo secondo inizia la strofa del ritornello scandito da un battito di mani. Qualche secondo e subito si entra nel vivo del pezzo con la strofa cantata da MØ. Il testo è tra quelli più impegnati e personali, MØ parla dei suoi sentimenti nei confronti di ciò che fa come artista e di come essi si sono sviluppati fin dalla giovinezza anche grazie al supporto della madre.
Slow Love
In questa canzone emergono bene alcune tra le sfumature più caratteristiche dello strumento vocale di quest'artista. Abbiamo ancora una volta una bella base che accompagna un testo più spensierato che interseca una storia d'amore con l'amore per la musica, rendendoli tutt'uno.
Glass
L'edizione standard dell'album si chiude con Glass, primo singolo estratto dal progetto e sicuramente una traccia che spicca sotto l'aspetto musicale quanto per quello testuale. Bellissima l'atmosfera che la cantante riesce a creare alternando sfumature diverse della sua voce lungo il corso del brano. E' un pezzo che non ci si stancherebbe mai di ascoltare. Con questa canzone MØ espone perfettamente la sensazione di smarrimento e di incertezza che assale i giovani che tentano di emergere nella società odierna.
No Mythologies To Follow
Tra le tracce della versione deluxe merita di essere citata la title track del progetto. Pezzo che tra gli altri si fa notare meno dal punto di vista musicale, raccoglie infatti soprattutto elementi che abbiamo già avuto modo di conoscere attraverso le canzoni dell'edizione standard, ma che col suo testo sottolinea egregiamente quale vuole essere la problematica che l'artista vuole fare emergere col suo primo album.
Giunti alla fine, non si può non essere convinti dell'ottima qualità che pervade il lavoro di MØ. Ella ha saputo creare qualcosa di piacevole da ascoltare, inaspettato, interessante da conoscere e che porti con sé un messaggio sentito e importante. E ora.. via con un secondo ascolto!

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