Look colorato e vivace, canzoni orecchiabili ed allegre, videoclip dal forte impatto visivo, era il 2008, quando debuttò sulle scene mainstream il brano "I Kissed a Girl" fino ad arrivare al 2013, con la pubblicazione del suo ultimo sforzo discografico in ordine di tempo "Prism"; Katy Perry ha spesso adottato la magica formula della popstar zuccherosa con la voglia di far evadere il grande pubblico dalla cattiva realtà. Mossa che si è sempre rivelata avvincente, infatti le #1 e i suoi record acquisti nei suoi 9 anni di carriera, lo dimostrano chiaro e tondo.
Ma arrivati ad certo punto della carriera giunge quel desiderio di non voler essere più sottovalutati e di proporre qualcosa di ben diverso e che faccia intendere una sorta di maturazione.
Ed è così che nel suo nuovo album decide di far della sua voce la "testimone" di ciò che accade attorno; una sorta di occhio che osserva, come spiega infatti la cover.
Katy per spiegare al meglio "Witness" ha coniato il termine "purposeful pop", vale a dire musica pop creata con uno "scopo" ben preciso, ovvero quello di far riflettere, da cosa?
La prima risposta sta proprio in "Chained to The Rhythm", primo singolo lanciato a febbraio, poco dopo la salita alla casa bianca di Donald Trump, nuovo presidente USA. Il pezzo è una critica alla società statunitense e alle scelte politiche del neo-presidente, come quella della costruzione del muro tra confine Messico-Stati Uniti. Purtroppo il coraggio della popstar non è stato premiato, il singolo riesce solo a toccare la top4 , diventando così il suo primo lead single a non raggiungere la #1 nel suo terreno di conquiste. Il secondo singolo "Bon Appétit" non ha fatto meglio: negli USA non riesce ad andar oltre la #59. Insomma dopo 4 anni d'attesa sembra che la nostra Katy non abbia proprio soddisfatto le aspettative e che questa voglia di trasgressione non abbia colto pienamente nel segno. É così credibile questa sua figura di artista impegnata? Per scoprirlo non ci resta che iniziare la nostra recensione.
01. "Witness”
Ad aprire le danze è proprio la title-track prodotta dal l'onnipresente Max Martin e da Ali Payami. Questo brano non si presenta come una novità poiché già se ne parlò lo scorso anno quando una demo finì inesorabilmente online, ma andiamo al dunque: "Witness" ci da il benvenuto con un canto alquanto rilassato accompagnato da beat molto decisi e movimentati. Il tutto poi, si fa più energetico grazie ad un motivetto molto accattivante e che viene reso ancora più elegante grazie a sonorità di pianoforte. Dal titolo si deduce che siamo dinanzi al brano che fa da timone al progetto: infatti Katy è alla ricerca di un "testimone" che le stia a fianco in questo lungo viaggio che potrebbe rivelarsi una grande svolta o un grosso fallimento. Ad abbellire il tutto abbiamo un bridge fischiettato nel finale.
Nel complesso è indubbiamente uno dei pezzi più riusciti del progetto, meriterebbe assolutamente di essere estratto come prossimo singolo.
02. “Hey Hey Hey”
Nella prossima traccia, "Hey, Hey, Hey", Katy ci propone un inno del tutto Pussy Power, rivendicando al mondo intero che una donna può essere tenera e dolce ma anche allo stesso tempo tosta come non mai. Questa mid-tempo prodotta da Martin, Perry, Payami e Sia, comincia a pennello con una produzione possente, peccato che perde un po' di tono in un ritornello poco originale. Occasione totalmente sprecata nel proporre un inno femminile di grande magnificenza, di questo brano resta ben poco se non un banale "hey hey hey." che fa ricordare le hit passate della sbarazzina e quasi dimenticata Avril Lavigne. A malincuore, non ci resta che classificarlo come "filler". Nei background vocals vediamo partecipe l'artista norvegese Astrid S.
03. “Roulette"
Dopo una mezza delusione, Katy riesce a farsi del tutto perdonare con la potentissima "Roulette". Non ci sono scuse che tengano, questo è uno dei punti salienti del disco. Dal sapore intenso anni 80, questa esortazione alla vita e nel mettersi in gioco difronte ad ogni rischio (come farebbe un appassionato del gioco d'azzardo), potrebbe rivelarsi il trampolino di lancio per la star dopo le performance commerciali deludenti degli ultimi due singoli, poiché possiede tutte le carte in regola per spaccare nel panorama mainstream: intro strumentale da urlo, pre-chrous disinvolto, produzione e ritornello di forte impatto il tutto condito con un'interpretazione determinata e decisa che rendono il tutto ancora più organico e convincente.
04. ”Swish Swish”
Questa traccia già la si conosceva da circa un mese perché estratta come terzo singolo promozionale e vede al fianco di Katy nientepopodimeno che Nicki Minaj.
Il brano è una dedica agli haters e secondo i rumos e i fans, potrebbe trattarsi di una dissing-track contro la nota Taylor Swift, che lo stesso giorno dell'uscita del disco ha deciso di rendere disponibile la sua intera discografia su Spotify.
Il brano inizia armoniosamente con un campionamento di Star 69, brano di Fatboy Slim del 2000, e a sua volta accompagnato dalla soffice voce della cantante. Proseguendo, il tutto esplode per dar vita ad un club EDM. Purtroppo qui abbiamo un difetto: il cantato nel ritornello risulta poco d'impatto e non lascia nulla di speciale. Fortunatamente, migliora la situazione la parte cantata e rappata da Nicki che adattandosi perfettamente alla base, da al pezzo quel pizzico di stile in più, siamo di fronte ad una delle collaborazione più riuscite della rapper di quest'ultimo periodo. Peccato, che nonostante avesse tutte queste caratteristiche e proponesse una produzione alquanto ricca, il brano non ha fatto scintille nelle classifiche, forse con il lancio di un video musicale potrebbe avere qualche chance.
05. “Deja Vu”
"Deja Vu" è una cupa canzone eletro-R&B che parla di una relazione sentimentale afflitta dai problemi e dagli inconvenienti del passato che continuano a ripetersi. "Vivo con gli echi dei tuoi" "Ti Amo" con questo verso Katy vuole suggerire il fatto che la sua relazione è al capolinea e che viva ormai di ricordi. Di questo pezzo bisogna dire che fa la sua bella figura, specialmente grazie al ritornello reso molto accattivante dalla voce molto estesa di Katy e specialmente dalla strumentazione che include beat molto incisivi.
Potrebbe essere un'altra canzone che potrebbe destreggiarsi bene nelle charts.
06. “Power”
Se "Deja Vu" si mostrava interessante, questa "Power" non è da meno. Inizialmente chiamata "Godness", il brano si schiera contro all'abuso del potere da parte degli uomini e rivendica il rispetto dei diritti delle donne nell'ambito famigliare e sociale.
Il pezzo inizia con una melodia piuttosto melanconica che viene poi interrotta da batteria per far spazio alla voce tranquilla di Katy. Successivamente, giunti al ritornello, il tutto esplode di grinta ed energia. Non c'e che dire, il messaggio che vuole lasciarci è molto forte, finalmente siamo arrivati a uno dei primi e puri esempi di "Purposeful Pop". Osservando il testo, questa coraggiosa "Power" può essere considerata come una sorta di dedica a Donald Trump.
07. “Mind Maze”
Molto particolare questa "Mind Maze" che a tratti diventa molto pesante per via dell'eccesso di auto-tune, voluto non per una questione di stile, ma per rendere ancora più concreto il senso di confusione quando ci troviamo oppressi da mille domande in cerca di risposte e da mille scelte. Idea non del tutto da bocciare, ma peccato che il risultato finale non è uno dei migliori.
08. “Miss You More”
Assieme a "Roulette" una delle perle del disco è senza dubbio questa "Miss You More". Siamo dinanzi alla nuova "Unconditionally" e "Thinkin of You", la ballatona d'eccellenza da ascoltare nelle giornate piovose e tristi d'autunno. Dal titolo si deduce che il pezzo parli di un amore passato, ed è così infatti. Secondo rumors pare che si tratti del cantante americano John Mayer, con il quale ha avuto una relazione di 3 anni. L'interpretazione di Katy risuona molto sentita ed arriva immensamente dritta al cuore. La produzione seppur molto organica, riesce a non ostacolare la sua voce, che è la vera protagonista del pezzo. Come nel caso di "Roulette" anche questo brano se estratto come singolo farebbe faville nelle charts senza alcun problema.
09. “Chained to the Rhythm”
Ecco che siano arrivati al lead single "Chained To The Rhythm" che è l'unica dancehall di questo progetto, prevalentemente dominato da basi electtro-pop. Al fianco di Katy vi è Skip Marley nonché nipote del famigerato Bob Marley.
Come tutti i singoli apripista di Katy, profuma già di hit e di leccornia per le radio già al primo ascolto. Oltre a quella sfumatura dancehall, il pezzo si fa distinguere anche per le strumentazioni anni 80 e per il ritornello super catchy che non si riesce proprio a levare dalla testa. Sembra alquanto strano che in America non abbia ottenuto il successo sperato, ma purtroppo si sa che si va incontro a certe conseguenze quando vai a trattare certi argomenti spinosi, specialmente per puntare il dito contro Donald Trump!
10. “Tsunami”
Carica di sensualità è la prossima traccia prodotta da Mike Will Made It, "Tsunami" ha un testo a dir poco affascinante dove vengono paragonate le movenze del corpo umano durante il rapporto sessuale a quelle dell'oceano e alla vita marina. Uno dei pezzi più appassionanti e particolari del progetto dove Katy si destreggia su sonorità mai esplorate fino ad ora. Non sarà il vostro pezzo favorito, ma sicuramente la voce sussurrata di Katy e i beat alquanto accattivanti, vi rimarranno impressi nella mente.
11. “Bon Appetit”
Se "Tsunami" presentava un testo alquanto "spinto", "Bon Appétit", il secondo singolo estratto non è da meno, poiché testualmente parlando è erotismo che esce da tutti i pori. Peccato che ascoltandolo risulta alquanto debole e questa sensualità non viene assolutamente trasmessa. Potrà essere un ottimo banchetto per gli amanti del trap ma "Bon Appétit" non ha nulla a che a vedere con il resto del disco, non mi stupisco se in classifica non abbia ottenuto i buoni risultati sperati dalla major. Alquanto inutile il trio hip-hop Migos, inclusi nel pezzo con la pretesa di far breccia nei servizi streaming, visto che loro di stream ci vivono parecchio.
12. “Bigger Than Me”
La dodicesima traccia del disco è dedicata a Hillary Clinton, candidata alle elezioni presidenziali e molto sostenuta dalla stessa Katy durante la campagna. Seppur il testo possa sembrare molto interessante poiché c parla dell'arrivo di una rivoluzione che non può controllare poiché più grande di lei. Nonostante la tematica affrontata abbia un gran potenziale la produzione non spicca come in altri brani. Ennesima filler che non lascia nulla.
13. “Save As Draft”
Ecco giunti alla seconda ballata del disco, Katy si leva di dosso tutti i sound electtropop e EDM per raccontarci ancora una storia d'amore finita facendoci riflettere sulla negligenza causata dal mondo digitale. Ancora qui sentiamo la sua voce più pura e che rende il tutto più intimo e sentimentale grazie alla base decisamente semplice suonata da un pianoforte.
14. “Pendulum”
La penultima traccia, caratterizzata da una base molto movimentata, lancia un messaggio molto bello e puramente ottimista: quello di non arrendersi mai, di andare avanti e di essere se stessi.
Se nelle strofe riesce a comportasi egregiamente, specialmente nella seconda dove entra a far parte un coro gospel, nel ritornello si inciampa clamorosamente in qualcosa alquanto banale che non lascia il segno. Ma riesce a fare comunque la sua bella figura grazie all'impronta gospel, la vera novità del disco.
15. “Into Me You See”
Il disco si chiude con con un'altra ballad molto delicata dove viene manifestata la forza del suo amante di saper distruggere le barriere che si è costruita attorno, poiché spaventata dal mondo circostante. Ancora una volta la voce di Katy viene messa al centro, come avviene in tutte le ballate.
Nonostante questa peculiarità e il significato che vuole lanciare sia molto importante, non si dimostra un pezzo di chiusura molto d'effetto, poiché a tratti risulta piuttosto piatto e noioso e non rimane impresso a differenza delle altre due.
Tirando le somme "Witness" sì, è la prova che Katy Perry abbia voluto uscire dalla sua confort zone, e questo ne prendiamo atto, ma sembra che il tutto sia stato alquanto forzato. Le basi sono fin troppo concentrare e ricche e non fanno altro che mettere la Katy cantante in secondo piano, fortunatamente abbiamo delle buone ballad che dimostrano che sappia emozionare.
Tutto questo "Purposeful Pop" enunciato da lei si è ben poco visto, perché guardando bene le tracce che trattano di temi politici-sociale e che facciano riflettere sono poche, la maggior parte trattano le solite tematiche da lei proposte precedentemente. Il progetto è abbastanza omogeneo dal punto di vista dei sound, ma non in quello qualitativo, possiede ben pochi picchi, il resto si lascia passare tranquillamente inosservato. É la prova che basi molto intricate non bastano a rendere buono un progetto, ma che ci vuole oltre una certa creatività, un certo modo di sapersi destreggiarsi su certi generi. Il voto finale è comunque sufficiente perché è da premiare il fatto che abbia voluto mettersi in gioco e alla fin fine il progetto seppur abbia dei difetti, presenta della novità cose che lei non aveva mai proposto prima.
Detto ciò speriamo che riesca a promuovere al meglio questo progetto, scegliendo i pezzi migliori e che nel prossimo disco si presenti più evoluta e preparata che mai.
Voto da parte dello staff:
63/100
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