lunedì 14 novembre 2016

Recensione Album: "Here" di Alicia Keys



Tra gli innumerevoli ritorni musicali autunnali e pre-natalizi dell'anno si è addentrata anche la nostra Alicia Keys. Come da tradizione, dopo 4 anni dal suo ultimo, discreto ma non capolavoro "Girl On Fire", la nota polistrumentista e cantautrice di New York ci porta sul vassoio d'argento "Here" suo sesto progetto discografico.

Titolo che non si presenta del tutto nuovo se pensiamo alla pubblicazione di "We Are Here", buzz-single risalente a ben 2 anni fa con il quale Alicia si rivolge alle nuove generazioni per far sì che si rendessero conto di cosa accadeva in quel periodo.
Le tematiche affrontate in quel pezzo non sono nient'altro che dei piccoli semi, il meglio doveva ancora arrivare e infatti, di cose ne sono successe negli anni seguenti, in America e soprattutto a lei stessa (la nascita del secondo figlio) è ciò non ha fatto altro che influenzare il tutto, generando delle basi solide e ideali del tutto fondati che hanno permesso al progetto di crescere rigogliosamente.
Effettivamente sentirete a parlare delle origini, specialmente della cara ed amata New York, della famiglia, dell'eguaglianza e di empowerment femminile.

Come da black singer di tutto rispetto per questo album Alicia ci riserva una copertina che mette a pieno risalto ciò che la contraddistinta maggiormente nella scena R&B/Soul e Hip-Hop: la semplicità; neanche con quel filo di trucco che si intravedeva nell'era di Girl On Fire.


Scelta non del tutto casuale poiché ci fa anche capire un certo cambiamento, una direzione verso a un sound meno convenzionale e decisamente più puro, vero e l'intenzione di mettersi a nudo per manifestare completamente la sua artisticità.

Ma questo non è tutto, per accompagnare al meglio l'uscita del disco, Alicia ha deciso di ideare un corto di 22 minuti "The Gospel", dove viene narrata l'ispirazione che sta alla base di ogni traccia. Ci vengono mostrate storie di alcuni ragazzi durante l'adolescenza a New York, mettendo a confronto la dura realtà ma anche scoprendo le possibilità di comunicazione tra gli esseri umani:


Dopo questa piccola premessa non ci resta che iniziare a recensire questo progetto.

01. "The Beginning (Interlude)"

Come in ogni album di Alicia, ad aprire le danze non è sempre una traccia vera e propria ma una sorta di interludio e come poteva intitolarsi al meglio se non "The Beginning"? "Qui" è dove tutto nasce e ha origine, e già ci fa capire non si scherza per niente.
Con una certa schiettezza e maestria Alicia rivendica al mondo intero chi è impersonificando qualcosa di grande, mettendo in risalto con metafore le sue eredità musicali e la nascita della cultura Hip-Hop:
"Sono il mistero di quello che c'è dentro nei fili dell'altoparlante, sono Nina Simone nel parco e Harlem nell'oscurità, sono il musical che sta per mostrare un racconto, sono le parole graffiate su una etichetta discografica, sono il vento quando il disco gira, sono lo stato drammatico prima che la canzone inizi, sono l'energia imprevedibile che nella tua pelle ti prende, e se non mi farai entrare sarò lo sparo nell'aria quando la festa finisce."

Un inizio col botto, è chiaro che Alicia non vuole non essere fermata e che a tutti costi vuole comunicarci qualcosa.

02. "The Gospel"

Con "The Gospel" inizia il vero e proprio viaggio di Here. Uno sample tratto da uno spot commerciale di liquori del 1994 chiamato "Shaolin Brew", lascia lo spazio a una melodia dolce e sinistra suonata da un pianoforte, che si fa più movimentata e stimolante con l'aggiunta di percussioni e di un "Yeah, Yeah, Yeah" che non guasta mai, creando lo scenario perfetto in stile bianco e nero anni 30, per i ghetti trascurati e trasandati di New York.
Invece del suo soave canto, Alicia reppa tirandoci fuori dei versi poetici dimostrando la sua aggressività per descriverci e renderci conto di come quelle famiglie riescano ad andare avanti nonostante le ostilità e le condizioni economicamente e socialmente disagiate che le affliggono. Alicia omaggia gli squallidi quartieri da dove è venuta, poiché sono una cosa che fanno parte di lei, che non potrà dimenticare e che ne va talmente fiera da considerare come il "Vangelo."

03. "Pawn It All"

Per ottenere quel briciolo di libertà qualche volta sei costretto a fare dei sacrifici e a perdere qualcosa che a te è molto caro, questa lezione di vita Alicia ce la offre in "Pawn It All", una mid-tempo ardente e motivazionale che riesce a mantenersi catchy mentre ci svela importanti verità. La voce di Alicia si presenta molto agile e dall'impronta soul, dimostrando dimestichezza con il suo registro alto e con i falsetti.  

04-05. "Elaine Brown (Interlude)"/"Kill Your Mama"

Con le parole di Elaine Brown, nota arrivista, fondatrice e presidentessa della "Black Parther Party", la Keys prepara gli ascoltatori per la cruda "Kill Your Mama". Una poesia proveniente dalle strade, macchiata dal sangue e impregnata dal sudore e dalle lacrime di quelle madri che si sono impegnate a mettere i propri figli sulla giusta strada in un ambiente sociale difficile come quello di New York. Una ode e preghiera, suonata con una chittara acustica dedicata a tutte le madri che hanno sofferto per l'ingiusta e immeritata perdita dei propri figli a causa dei recenti fatti di cronaca nera accaduti. Un avvertimento sull'ignoranza ed uccidere ciò che è stato creato con fatica e devozione dalle generazioni precedenti.
A condividere questo dolore e questa rabbia vi è anche la penna della britannica Emeli Sandé, che ha affiancato Alicia nella stesura del testo.



06 . "She Don’t Really Care"/"1 Luv"

Sostenuta da un beat molto semplice ma allo stesso tempo ritmato e coinvolgente, la sesta traccia, nonché un medley composto da "She Don't Really Care" e "1 Luv", Alicia ci narra l'ambizione di una giovane ragazza immigrata, ovvero quello di trovare il suo uomo giusto e tanto lusso. Pensate che sia alla ricerca dell'amore vero? No, perché questa è Brooklin, il Bronx, Harlem, è New York, e le ragazze dell'amore non se ne fanno nulla e si prenderanno tutto ciò che avete, vedete di aprire gli occhi cari maschietti e di vedere la realtà.
Successivamente la traccia si fonde con "1 Luv", e qui come donna Keys ci dimostra di aver imparato una lezione e nominando le donne come regine canta "Ora so che sono la saggezza per conto mio", prendendo in prestito uno sample di "One Love" del suo seguace newyorkese Nas.

07-08. "Elevate (Interlude)"/"Illusion Of Bliss"

Le lezioni di vita sono predominanti in questo album, e nell'interludio "Elevate", assistiamo ad una conversazione tra Alicia e Nas riguardo alla crescita personale e al sapersi migliorare. Discorso molto sostanziale per ospitare una delle tracce che spicca di più all'interno del progetto. Se avevate qualche dubbi sulle abilità vocali della Keys, beh "Illusion of Bliss" vi farà cambiare idea in un'istante!
Questa è la Alicia più raffinata che ci regala un'interpretazione potente, emozionale e toccante, che mette in risalto la sua passione e la disperata richiesta di un'illusione di felicità per poter evadere dalla realtà che fa male. Questa ballad può essere considerata come una richiesta d'aiuto da quelle persone che soffrono e s'arrendono lasciandosi andare.



09. Blended Family (What You Do For Love) feat. A$AP Rocky

Dopo una ballad molto malinconica, ecco che l'atmosfera inizia a rallegrarsi sulle note di "Blended Family". Non da biasimare Alicia per aver scelto questa tenera traccia come singolo! Di una tale freschezza da mandare subito in escandescenza le stazioni radio. Al suo fianco vediamo il rapper A$AP Rocky per manifestare il suo proprio amore che prova verso il suo figliastro, facendo di questo pezzo una vera celebrazione a tutte quelle famiglie che sanno godersi la vita ed amare nonostante tutte le complicazioni, cosa assai molto utile, visto che le cose nei giorni nostri sono piuttosto cambiate.



10-11. "Work On It"/"Cocoa Butter (Cross & Pic Interlude)"

In "Work On It" restiamo ancora in ambito famigliare, specialmente in quello matrimoniale, ed Alicia con il supporto di Pharrell Williams, si rivolge a suo marito, ovvero al noto producer Swizz Beatz. Una ballad dal sound molto particolare. in cui Alicia gli rassicura che la loro relazione nonostante le bugie e gli intoppi continuerà e che funzionerà grazie all'amore e soprattutto "lavorandoci sopra", lasciando spazio ai fatti e alla verità senza aver bisogno di smancerie e di espressioni sdolcinate e mielose.  A seguire vi è l'interludio "Cocoa Butter", dove possiamo sentire alcuni frammenti presi da varie conversazioni tra uomini riguardo alle smagliature. Questo ci fa capire che anche gli uomini hanno le stesse insicurezze che hanno le donne, cosa molto comica ma anche molto interessante.

12. "Girl Can’t Be Herself"

Su una melodia caraibica che ci trascina verso atmosfere estive, Alicia ci offre un inno a favore della sua scelta di ribellarsi contro il trucco e il foto-ritocco. È così nuovo e fresco sentire un'artista parlare di ciò con un certa eloquenza e con un efficace gioco di parole, accostando un mondo così rigido ed ossessionato dalla perfezione irreale che impedisce a tutti, specialmente alle donne, di esprimere loro stessi. Alicia ne va fiera, poiché le sue imperfezioni e le sue insicurezze la rendono qualcosa di unico: "I'm so secure with insecurities / why is being unique such an impurity?"

13-14. "You Glow (Interlude)"/"More Than We Know"

Dopo essersi schierata a favore delle donne, per Alicia è arrivato il momento di supportare la comunità black, sostenendo un discorso nel brevissimo interludio intitolato "You Glow" che ci spiega che la razza non è nulla ma solo una costruzione sociale. Negli ultimi 4 anni Alicia si è buttata a capofitto in questioni di carattere sociale e politico, e questo le ha permesso di creare "More Than We Know", un inno alla fratellanza e all'unità sostenuto da un beat tipicamente old-school, in cui ci offre la sua voce profonda per esortare le persone ad agire e di non avere timore "perché noi possiamo fare di più di quello che sappiamo".




15. "Where Do We Begin Now"

In questo album non poteva mancare il tema della omosessualità, che viene affrontato con un certo stile in "Where Do We Begin Now". Alicia naviga tra i sentimenti più offuscati nati da una relazione che potrebbe essere definita "proibita" e "peccaminosa", trattando l'argomento con intrigo. Si confronta con la realtà ponendo vari interrogativi al suo cuore e su come identificarsi, visto che sfortunatamente la gente di oggi ha molti pregiudizi a riguardo. Ma in una slow jam molto sinuosa come questa in cui ci viene offerta un'interpretazione molto audace, semi-rap nei versi che sfoggia un lato più soul nel ritornello, il messaggio non può essere nient'altro che positivo.

16. "Holy War"

Se vi siete meravigliati fino adesso, beh vi assicuro che il meglio non è ancora arrivato. Prima del rilascio del disco vero e proprio, venne rilasciata la splendida e minimalista "Holy War". A fianco di una chitarra acustica, Alicia ci mette a conoscenza della grande ignoranza e insensibilità che la gente ha di fronte alle atrocità che accadono nei giorni nostri, come le guerre ad esempio. Una critica vera e giusta che viene sostenuta dalla voce della Keys che si presenta calma nei versi per poi esplodere nel ritornello accompagnata da una rombante batteria. La prova che Illangello non delude mai.    


17. "Hallelujah"

Dopo diversi brani caratterizzati da un certo peso, ecco che per alleggerire il tutto, arriva "Hallelujah" per parlarci di redenzione. In un mondo come questo che sta andando in frantumi, non ci resta che trovare la forza tramite la religione, e questa necessità ha fatto nascere nelle mani di Alicia una fragorosa ed eccezionale preghiera suonata al pianoforte, rivolta alla speranza e alla purificazione per poter essere accettati all'entrata del paradiso. Brano che non si presenta del tutto nuovo poiché venne rilasciato nel mese di giugno accompagnato da un corto intitolato "Let Me In".


18. "In Common"

E per concludere in grande stile, la nostra Alicia non poteva far altro che includere il singolo che ha dato inizio nel mese di maggio quest'era discografica. Un brano molto stimolante e pieno di vigore, dalla melodia leggera ma non per niente banale, anzi curatissima dal noto Illangello. Molto ben lontana questa "In Common" dal mondo della Keys, infatti sembra che questa volta abbia voluto rischiare un po' e ne è valsa veramente la pena. È quella Alicia che proprio non ti aspetti: ritmata, rassicurante, che non si prende sul serio e che si lascia andare per parlare di romanticismo. Beh che dire qualcosa di meno impegnativo ci voleva no? Ottima traccia di chiusura.




In conclusione possiamo affermare che senza alcun dubbio Alicia Keys in Here ha davvero fatto dei grossi passi in avanti, un disco molto omogeneo, raffinato e studiato nei minimi particolari. Un manifesto alla cultura Hip-Hop di New York, per rivendicare se stessa e per accontentare quei fans che l'hanno apprezzata sin da subito con "Songs In a Minor" e "The Diary of Alicia Keys", è stata messa parte la commercialità che aveva reso banale la sua musica per lasciar spazio alla "classe" e alla "purezza", due elementi che fanno di questo progetto uno dei più riusciti del panorama R&B e Hip-Hop dei giorni nostri. Un viaggio verso i fasti e le glorie di un tempo, la dimostrazione che si può ottenere qualcosa di migliore sul piano artistico e qualificativo senza la necessità di seguire le mode del momento, mettendo in gioco la propria natura e stoffa di cui si è dotati. Certamente non riuscirà a scalare le classifiche, ma per essere sinceri, poco importa, poiché era da tanto tempo che non si ascoltava un album di una certa signorilità come questo.  




Voto da parte dello staff:

74/100

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