venerdì 21 ottobre 2016

Recensione Album: "Joanne" di Lady Gaga

Erano solo 2 anni fa quando Lady Gaga dopo il tanto criticato Artpop decise di cambiare in tutto e per tutto il suo look decisamente eccentrico e stravagante con uno ben più sobrio ma allo stesso elegante, sorprendendo tutti, particolarmente i più accaniti. Questa volta non era sola, al suo fianco c’era il tanto stimato ed affezionato Tony Bennett a cantare in Cheek To Cheek, raccolta di classici che delineò la sua svolta Jazz. Nonostante avesse fatto storcere il naso a molti Little Monsters, Cheek To Cheek per Lady Gaga si rivelò una mossa avvincente, guadagnando un Grammy Awards come Best Traditional Pop.
Ma il meglio arrivò negli anni successivi, sul palco dei Grammy Awards e degli Oscars, particolarmente durante il tributo a Julie Andrews, per non parlare della sua spettacolare performance dell’inno americano al 50° Super Bowl che fece tenere incollati sullo schermo milioni e milioni di spettatori. Questo non è il tutto, giunsero consensi anche da parte del mondo della TV, ovvero l’ambito Golden Globe (primo della sua carriera) per il ruolo della contessa sanguinaria nella serie Horror American Horror Story Hotel.


Ormai quella Gaga che appariva agli occhi del pubblico come qualcosa da criticare per la sua esagerazione e bizzarria era soltanto un lontano ricordo, tutti parlavano bene di lei, delle sue performance e delle sue doti vocali, non più per i suoi comportamenti e look spesso fuori dagli schemi. Finalmente per Lady Gaga era il momento ideale per riscattarsi e per ritornare sulle scene della musica pop, e non poteva farlo al meglio se non pubblicando un nuovo album.

A distanza da quasi un anno dalla pubblicazione di Till It Happens to You, colonna sonora scritta per “The Haunting Ground”, film documentario sugli stupri negli States, ecco che si dà al via alla nuova era discografica, la rockeggiante Perfect Illusion fa da primissimo assaggio. Che cosa aveva mai tenuto in serbo una delle popstar più note e chiacchierate di questi ultimi anni, pronta sempre a stupirci con un certo impatto visivo, dopo un disco non particolarmente apprezzato come Artpop? Tramite un’intervista al Sunday Time, Lady Gaga ci risponde così: “Questa volta voglio solo parlare della musica, magari se mi vesto con solo una maglietta bianca e dei pantaloni neri, la gente ascolterà ciò che scrivo, il mio stile vuole essere naturale come lo sono stata in studio di registrazione”.

In questo nuovo progetto si parla delle radici, dei valori e particolarmente della famiglia, poiché “Joanne” non è solo il suo secondo nome, ma anche quello di una zia che ha influenzato molto la sua formazione, passata a miglior vita all'età di soli 19 anni, la stessa età in cui una certa Stefani Germanotta iniziava il suo cammino verso il successo. Un vero ritorno alle origini per permettere a quelle persone che si sono fatte influenzare dalla sua forte immagine, di conoscerla più a fondo e di riflettere. Che sia un addio definitivo alla Lady Gaga del passato? Per saperlo non ci resta che leggere questa recensione.





Diamond Heart

 Le danze si aprono con “Diamond Heart”, una ritmata e passionale up-tempo che miscela il rock con quei piccoli residui di dance rimasti ancora della vecchia Gaga. La base parte lentamente per poi esplodere con forti percussioni, riff di chitarra e con la sua voce che si presenta cruda. Non potentissima ma decisamente adatta per aprire l’album e per tuffarsi nel suo passato, quando guadagnava qualche spicciolo facendo la cubista in un Nighclub.
Alcuni str*nzi mi bloccarono, la mia innocenza del tutto devastata.” con questi versi ci narra con una certa freddezza la violenza sessuale subita, rimasta nascosta per parecchio tempo, e di questo Gaga non se ne pente affatto poiché nel ritornello canta di possedere di qualcosa di prezioso: “Non sarò perfetta, ma io possiedo un cuore di diamante”. Probabile che il titolo si riferisca al regalo di fidanzamento del suo ex Taylor Kinney dato il giorno di San Valentino, ma non può dimostrarsi sbagliata l’ipotesi di rivendicare un animo forte e resistente, come il diamante appunto.

A-YO

Da quanto Lady Gaga iniziò a lavorare per questo album, tutti non facevano altro che parlare di cosa sarebbe potuto scaturire con il noto Mark Ronson, colui che era stato dietro ad uno dei progetti più interessanti di questi ultimi 10 anni, Back To Back della nostra cara Amy Whinehouse. La sua prima impronta compare in “A-YO”, pezzo piuttosto nuovo da parte di Miss Germanotta.
Per intraprendere un viaggio nel passato, bisogna sempre fare i conti con il presente, e sappiamo tutti che c’è n’è uno in sospeso, in particolare con i cosiddetti haters. “Non vedo l’ora di sparare a tutti loro” tuona Gaga, e per sbarazzarsene una volta per tutte, lo fa su una melodia del tutto rockabilly che grazie ai battiti di mani, ai cori e agli assoli di chitarra, ci fa ballare e divertire in compagnia alla faccia di quelli che ci vogliono male, e guarda a caso Gaga ce lo ha proposto per la prima volta durante il Dive Bar Tour.


Joanne

Ecco che ci troviamo di fronte alla title-track, al cuore e all'anima del disco, una candida ballad acustica dove Gaga si rivolge direttamente alla sua zia nel momento della sua morte.
Come ben sapete essendo stata una pittrice e una poetessa, questa "Joanne" per Gaga non è stata solo una comune zia ma anche un punto di riferimento, talmente importante da spingerla a seguire le sue orme attraverso la musica.
Il paradiso non è pronto per te, ogni parte dolorante del mio cuore, ha più bisogno di te che degli angeli.” Con questo verso si riesce a dedurre la sofferenza e l’ingiustizia difronte alla fine di una vita avvenuta precocemente a soli 19 anni di età per via del Lupus, malattia che Gaga ha ereditato da parte sua. Nonostante le canti “Ragazzina, dove pensi di andare” Gaga è consapevole che sta per morire ma in lei c’è speranza e sa che questa è solo una fase di transizione verso all'aldilà, dove vi vivrà per sempre: “Onestamente, so che dove stai andando, ma tesoro, stai solo passando oltre.”.
La sua voce risulta molto delicata da far sembrare il pezzo quasi una piacevole ninna nanna che non vi conquisterà subito ma mano a mano con il crescere degli ascolti.



John Wayne

Siamo solamente all'inizio di questo nuovo progetto firmato Lady Gaga e già siamo di fronte ad una delle tracce che spicca maggiormente su tutta la tracklist. Già da come anticipato dagli snippets, questo pezzo ha tutte le carte in regola per diventare una hit. Con un sound pop-rock, "John Wayne" riesce a mettere in risalto la voce dell'artista e allo stesso tempo ad avere una produzione degna di nota e per nulla scontata. La struttura del chorus ricorda vagamente la tanto chiacchierata "Mary Jane Holland" contenuta nel precedente album "ARTPOP", mentre i versi rappresentano perfettamente un pezzo rockettaro caratterizzato da un ottimo beat dominato prevalentemente da una batteria. Alla produzione, oltre il nome di Bloodpop e Mark Ronson, troviamo la stessa cantante. Questa però non è l'unica traccia dove lei è presente come produttrice e scrittrice, infatti compare nei crediti di tutte le canzoni dell'album confermando ancora una volta di quanto sia partecipe nei suoi progetti. ""John Wayne" può essere definita come la "Judas" di questo suo nuovo album per via del suo significato. Gaga parla di un amore selvaggio e criminale da cui lei si sente attratta e usa il nome del noto attore statunitense in quanto è visto come un emblema della libertà che non ha limiti.

Dancin' In Circles

Siamo di fronte all'unica traccia dance presente in "Joanne". Definita come allegra e divertente, "Dancin' In Circles" è la più vicina alla vecchia Gaga, senza però abbandonare le sonorità del progetto. La creazione di questa traccia inizia a Malibù insieme a Ronson e al vincitore di un Grammy per l'album dell'anno di qualche anno fa, ovvero il cantautore connazionale Beck. La produzione è una delle più complesse ed elaborate, il beat risulta essere molto catchy, anche se non molto immediato. Nei sounds troviamo influenze reggae e orientali ed una caratteristica in più di questa traccia è che la voce di Gaga modificata, oltre a fare da intro, è presente anche nel ritornello con dei backing vocals. Inoltre qui possiamo trovare dei collegamenti con "A-YO" per via dei versi che troviamo verso la fine ed il testo, scritto da Tucker, parla della bellezza di stare con se stessi nei momenti di intimità. Il tema generale infatti è proprio il godimento che si trova nello stare da soli. Se avete avuto modo di leggere il testo, infatti, vi accorgete immediatamente di cosa parla, anche se non viene detto in modo esplicito. In questo caso Gaga si è divertita a proporre un testo più frivolo e meno impegnativo, ma non per questo banale.



Perfect Illusion

Primo singolo ufficiale rilasciato da "Joanne" e pezzo apripista di questa nuova era discografica, "Perfect Illusion" è un pezzo pop che innalza la stravaganza di Gaga, ma anche il suo modo di fare. Da come lo si può vedere dai live e anche dal video musicale diretto da Ruth Hogben, lei ci fa scoprire con molta semplicità la "vera" lei e ciò che era all'inizio della sua carriera. Scritto dalla stessa artista insieme a Kevin Parker e Mark Ronson e prodotta con l'aggiunta di Bloodpop, questa traccia ha ricevuto molte critiche positive, ma ciò non ne ha aiutato il successo commerciale. Infatti con un tiepido debutto in top 15 della Billboard Hot 100, "Perfect Illusion" non si è dimostrata un vero e proprio mostro delle vendite, crollando subito nella seconda settimana. Il testo è dedicato a tutte le persone che hanno avuto una storia d'amore finita. Infatti la cantante parla di una relazione che inizialmente sembrava perfetta, ma che successivamente si è rivelata un'illusione e non un amore vero. Nelle varie interviste che ha fatto, inoltre, lei stessa ha affermato che questo brano non è contro il suo ex-fidanzato Taylor Kinney, ma ha fatto capire che tutte le persone possono rappresentarsi con le parole usate nel lyric per il semplice fatto che tutti hanno vissuto un amore talmente perfetto, che di perfetto non aveva nulla.


Million Reasons

Dopo aver ascoltato la title-track, arriviamo alla seconda ballad e primo singolo promozionale estratto. Il tema che circonda il significato di questa traccia è nuovamente l'amore: con un'atmosfera molto intima, Gaga esprime quello che prova per il suo uomo. Ha mille ragioni per andarsene, ma alla fine l'unica cosa che vuole e che la fa restare è solo lui. Infatti questo brano può essere interpretato in diversi modi dato che anche la stessa artista assegna un diverso significato al testo. Lei dedica questa canzone ai suoi fans perché per lei sono l'unica ragione per rimanere nel music-biz ormai "marcio", e anche agli altri musicisti che mettono l'anima nel loro lavoro. Accompagnata inizialmente solo da un pianoforte e successivamente da altri strumenti, la cantante mette in risalto la sua voce, facendola diventare la vera e sola protagonista di "Million Reasons". Nella scrittura di questo pezzo ritroviamo gli stessi di sempre insieme ad un nome nuovo che ha partecipato anche nella creazione della versione finale del pezzo. Hillary Lindsey, infatti, oltre alla co-scrittura è anche l'artefice dei backing vocals. Con questa traccia Gaga ha dimostrato un nuovo lato di questo suo nuovo progetto che approfondirà maggiormente verso la fine di quest'ultimo.


Sinner's Prayer

"Un viaggio insidioso nel Far West alla ricerca del perdono", questa sarebbe la frase più adatta per descrivere "Sinner's Prayer", altro brano curato da Mark Ronson. I versi sono cantati in maniera a dir poco sublime, attenuando il pentimento di una ragazza che si sente peccatrice e chiede misericordia. Tutto curato nei minimi dettagli per darci quella giusta atmosfera da film targato Quentin Tarantino, ma purtroppo il tutto cede nel ritornello dove si nota una certa banalità nella musicalità e nel canto, che rende il brano poco incisivo. Ma nonostante ciò si presenta comunque una buona filler.

Come to Mama

Un altro nuovo lato che si manifesta nel disco è anche quello materno, e lo si può notare nella spumeggiante "Come to Mama" dai richiami anni '50. Lady Gaga invita tutti i suoi Little Monster a confidarsi con lei, la loro Mother Monster: "Vieni da mamma, dimmi chi ti ha ferito, non ci sarà nessun futuro, se non lo risolviamo." canta su una base suonata da trombe strombazzanti. Un vero inno all'amore, molto necessario in tempi duri come questi, peccato che non convince appieno per la sua troppa leggerezza e poca originalità, oltre a questi due elementi, a penalizzare la traccia è anche l'estrema lunghezza che comporta ad una certa monotonia.



Hey Girl ft Florence Welch

Dopo la mezza delusione di Sinner's PrayerCome To Mama, fortunatamente Gaga riesce a farsi perdonare egregiamente in "Hey Girl", a fianco della nota Florence Welch, front-woman della indie-rock band britannica Florence + The Machine. Non c'è che dire, Lady Gaga per questo album ha pensato proprio a tutti, persino alle donne. In tempi come questi dove abbiamo assistito a faide tra diverse popstars, questo brano che invita tutte le donne a sopportarsi a vicenda calza proprio a pennello: "Hey ragazza, Hey ragazza, possiamo renderlo più facile se ci alziamo a vicenda, Heyr agazza, Hey ragazza, non abbiamo bisogno si essere l'una contro l'altra." L'unione perfetta di queste due voci femminili autentiche accompagnata da melodiosi e spigliati assoli di chitarra elettrica, rendono questa traccia la piacevole sorpresa del disco. Una performance live sarebbe più che gradita.

Angel Down

Lady Gaga per chiudere al meglio il disco, ci fa riflettere sui problemi che hanno scosso l'opinione pubblica negli Stati Uniti, mostrandoci un quadro raccapricciante di una società codarda e menefreghista avvinta dalla violenza: "Colpi di pistola sono stati sparati nelle strade dalla chiesa in cui ci incontravamo. angelo a terra, angelo a terra, ma la gente resta solamente in piedi attorno" Con questo verso Gaga rivendica la crudeltà e l'ingiustizia che ha dovuto subire Trayvon Martin, ragazzo di colore ucciso a soli 17 anni il 26 febbraio 2012 da un vigilante.
Un pezzo che fa molto pensare sulla religione se ne vale la pena di credere o no, e di come reagire difronte a circostanze simili, ma su questo Lady Gaga sembra avere le idee molto chiare: "Sono una credente, è una prova, stupida e più debole, oh, oh, oh, preferisco salvare un angelo a terra, sono una credente è il chaos, dove sono i nostri leader? oh oh, oh, preferisco salvare un angelo a terra", una vera e propria eroina pronta a supportare chiunque invece di giudicare, guarda a caso. è una delle maggiori icone LGTB. Una ballad con una drammaticità che arriva dritta al cuore che emoziona in un istante, una dimostrazione che Miss Germanotta riesce sempre a tirar fuori il meglio del suo fedele ed affezionato RedOne (vi aspettavate una ballad simile da lui?). Non ci sono dubbi che tengano, siamo difronte a uno dei punti più culminanti.



Bonus Tracks

Nell'edizione deluxe Joanne ci propone 3 bonus track, la prima è la rockeggiante e spensierata "Grigio Girls", dedicata alla sua amica Sonja alle prese con il cancro, segue "Just Another Day", mid-tempo dal mood molto ottimista scritta interamente da lei stessa senza il supporto di nessuno, e la demo acustica di "Angel Down" composta originariamente da RedOne che mette in primo piano la voce di Gaga.




Arriviamo dunque alle conclusioni, ne è valsa veramente la pena di sacrificare follemente la dance-electro, genere con il quale si affermo nel panorama musicale? Decisamente si, perché Gaga si dimostra decisamente più vera ed organica, la sua voce viene percepita al meglio poiché non ostacolata dai forti sound e dalla produzione ricercata. Un disco coraggioso e omogeneo fatto appositamente per quelli che non sopportavano la Germanotta che superava i limiti della ragione, ma che potrebbe disorientare e deludere i suoi seguaci più temerari che si fecero conquistare dal quel po-po-po-poker face e dal suicidio sul palco degli VMA del 2009 sulle note di Paparazzi. È difficile fare un paragone con i suoi lavori precedenti poiché qui Lady Gaga ci ha proposto cose che non aveva mai fatto prima, se non nel suo primo EP "Red and Blue", pubblicato sotto il nome di Stefani. Nonostante non venga proposto nulla di innovativo, "Joanne" si dimostra comunque molto concettuale e sofisticato e rivendica pienamente la sua vena artistica e la sua voglia di mettersi in gioco e anche se si rivelasse un fiasco nelle classifiche, testimonierebbe lo sviluppo di un certo camaleontismo, abilità già parzialmente acquisita.



Voto da parte dello staff: 
77/100





Recensione scritta da: My Everything_96 e Chris Divas Addict

Nessun commento:

Posta un commento