domenica 10 aprile 2016

Recensione Album: Evergreen dei BROODS

Nella recensione di questa settimana ho deciso di farvi conoscere il duo dalla Nuova Zelanda, “BROODS”, composto da Giorgia Nott, songwriter, e suo fratello Caleb, multi strumentista e produttore di tutti i brani insieme a Joel Little.
Il duo si forma ufficialmente all'inizio del 2014, periodo di pubblicazione del loro primo ed unico omonimo EP, poi nell'estate dello stesso anno, viene pubblicato il loro primo album, “Evergreen”.


Il duo si muove molto bene tra sonorità più catchy, come ad esempio la loro “Coattails”, a sonorità indie-pop e trip-hop, con lievi influenze elettroniche.
Proprio alcuni giorni fa è stata rilasciato il primo singolo ufficiale, “FREE”, che da inizio alla loro seconda era discografica.
Cuffie all'orecchio e iniziamo l’ascolto di “Evergreen”!



Mother & Father:

Il pezzo che da inizio a questo progetto è “Mother & Father”, nonchè, lead single di questa era discografica.
La canzone è caratterizzata da una base abbastanza minimal e da vocalizzi, utilizzati come cori evocativi, nel ritornello.
Il testo della canzone è molto intimo e parla di come ci si sente a stare lontano dai propri genitori, sopratutto quando si è molto attaccati alla propria famiglia.

“Le notti si stanno facendo più corte
Non so dove andare
Sto diventando vecchia
E sto iniziando a mostrare
Che da quando ho lasciato mia madre
è sempre più difficile sapere
Come costruirmi la mia vita qui
e come farmi una casa"


Everytime:

La seconda canzone è la misteriosa “Everytime”, un vero e proprio flusso di coscienza che fa la cantante riflettendo sulla sua vita e sugli sbagli che ha commesso ricordandosi che bisogna sempre agire come se fosse l’ultima volta e che ogni cicatrice è una lezione di vita.
La base è molto semplice e lascia spazio alla bella voce di Giorgia e alle parole che canta.

“Sei con noi cara?
Perché lo tratti come un gioco
E ti sei messa nei casini
è un peccato, è un peccato
Hai problemi cara mia
Perché hai sprecato tutto
E sei piena di te stessa
è tutto inutile, tutto invano"

Killing You:

Il terzo pezzo è “Killing You”, canzone decisamente diversa rispetto ai precedenti pezzi, infatti si presenta più delicata e soffusa, creando quasi un’atmosfera rilassante; e in questo pezzo possiamo ascoltare anche la voce di Caleb in sottofondo.
Il testo della canzone è una dedica al proprio ragazzo che la distanza ha portato lontano da lei, ed è proprio questa distanza ad uccidere lei, e ad uccidere lui.

“Porto con me una foto di te ovunque vada
E la mostro a tutti i ragazzi dicendo che appartengo a te
E lo so che non si vede
Ma cercherò di vederti questo fine settimana"

Bridges:

La quarta canzone è “Bridges”, il loro primo singolo in assoluto, che ha avuto un discreto successo nelle classifiche da quando fu rilasciato nel 2013 sulla nota piattaforma “SoundCloud”.
La canzone è forse una delle più catchy all’interno del progetto e si rivela una delle migliori, con una produzione ben fatta ed un testo molto particolare in cui viene descritta una relazione amorosa molto instabile, tanto da essere paragonata ad un ponte in fiamme, che, una volta completamente distrutto torna sempre in piedi.

“Ti ho dato un minuto
Quando avevi bisogno di un'ora
Solo per tirare avanti
E per non lasciare nulla indietro.
Se ogni parola che ho detto
Ti ha fatto davvero dimenticare
Che ti ho dato tutto
Ma era solo nella tua testa
E stiamo bruciando tutti i ponti, ora
Guardandoli prendere fuoco"

L.A.F:

La quinta canzone è “L.A.F”, secondo singolo ufficiale e parte della colonna sonora del gioco di calcio "Fifa 2015”.
Il pezzo ha un ritornello molto coinvolgente e dei versi che ti catturano a primo ascolto oltre alla voce layerizzata sorretta da un utilizzo dinamico dei cori decisamente particolare ed azzeccato nell'ultima parte del pezzo.
Il testo della canzone si rivela forse il loro testo meno personale e forse il più banale, infatti è un inno al divertimento.

“Ma è il sangue nei tuoi occhi
Sotto i lampioni, ti ho perso
I vostri arti inquieti si stanno muovendo selvaggi
Andare in miniera, e perderti
Salire sul sedere posteriore
Ognuno sulle ginocchia dell'altro
Wannabe a palla"

Never Gonna Change:

Andando avanti, arriviamo a “Never Gonna Change”, una canzone da un testo triste e tormentato che racconta di un uomo che voleva a tutti costi cambiare la ragazza che diceva di amare, per renderla come lui ma lei, essendo forte,  non cambierà mai per un uomo.
Sonorità e arrangiamento ben fatte, e infatti, questo è uno dei pezzi più interessanti all'interno dell’album.

"E odio che non posso dire il tuo nome
Senza sentirmi parte di uno scherzo
E non sarà mai lo stesso
E non cambierà mai
Odio essere “sempre troppo giovane” (per te)
Mi hai fatta sentire come fossi l'unico
Non cambierà mai”

Sober:

La settima canzone è una delle più promettenti del progetto, ed è proprio “Sober” pezzo che gioca molto sugli slanci ritmici e sul classico slow motion synth-pop. Genere abbastanza comune oggi nella musica pop che strizza l’occhio a musica più ricercata e non a caso questo pezzo ricorda molto, dall'utilizzo della voce, alla base, Lorde.
Il testo di questa canzone è il seguito di “Killing You” in quanto ora si parla della parte della vita di questa ragazza dopo la loro rottura, in questo caso però il testo risulta scritto meglio e meno “prevedibile”.

“Ancora in silenzio
Come eravamo soliti fare
Eravamo idoli
Ma non io e te
Solo una piccola parte della giornata nel fine settimana"

Medicine:

Ad occupare l'ottava posizione c’è "Medicine", un altro brano che gioca sugli slow motion musicali, realizzati però meglio delle precedenti volte.
La base, ancora una volta, è l'elemento di spicco e nei cori, possiamo ascoltare anche Olivia, la loro sorella minore.
In questa canzone viene paragonata la persona amata ad una medicina da cui lei non sarà mai libera e consapevole di ciò si lascia amare da lui.

“Non ho più nulla da perdere
Mi domando cosa troverò
Portami dall’altra sponda
Perché le mie mani sono più fredde del ghiaccio
Non sarò mai libera"

Evergreen:

Siamo arrivati alla title-track “Evergreen”, brano ancora una volta caratterizzato da  sonorità sensuali e oniriche, classiche dello stile synth-pop moderno.
La struttura del pezzo risulta essere abbastanza strana in quanto possiamo ascoltare solamente due brevissimi versi, il ritornello è per la maggior parte della canzone un susseguirsi di vocalizzi e parole dette in modo soffuso, ad esempio “No Fear”.
Il testo parla del rapporto tra i due membri del duo, cresciuti insieme, che diventano invincibili e senza paura.

“Prima di scoprire di essere invincibili
Vivevamo nel mondo dei sogni
Da quando abbiamo deciso di essere infinito
Non c’è nessuna fine e non c’è nulla da aver paura"

Four Walls:

La decima canzone, "Four Walls",  risulta essere una delle più incalzanti nonostante la sua ripetitività e inconcludenza.
La base del pezzo è composta da un pianoforte soffuso e da sonorità elettroniche molto delicate e quasi fiabesche.
La voce di Giorgia in questa canzone è usata in modo diverso rispetto ad altri pezzi, infatti risulta più dolce del solito.
Il testo della canzone parla d’amore, e delle “quattro mura” che ora sono diventate casa sua, e l’unico posto in cui lei può respirare.

“Queste quattro mura ora sono l’unico posto in cui posso respirare
E queste quattro mura sono casa ora
Voglio farti sentire come quando ascolto una canzone d'amore
Voglio farti scegliere tutto quello che sei
Tu sei tutto ciò di cui h bisogno questa notte
Voglio provare a farti innamorare di me, ma non voglio provare troppo"

Superstar:
Concludiamo questo viaggio con l'ultima traccia. “Superstar”. In questo brano, lo stile di musica e l'utilizzo della voce può essere paragonato a quello di Lorde.
Il testo della canzone è molto romantico e possiamo ascoltare la cantante definire il suo amante una superstar, una metafora che all'apparenza può apparire banale, ma secondo me è un termine che fa parte di una sorta di romanticismo moderno.

“Stavo aspettando il tramonto del sole per vedere dove tramontava, perché è li che sei
Così posso dire che sei una superstar
Mi sto aggrappando a “noi"
Perché ne abbiamo tanto bisogno"

In conclusione posso dire che  “Evergreen” è sicuramente un prodotto di buona fattura che propone sonorità non nuove ma comunque fresche per il panorama indie pop.
Il duo è solo all'inizio della loro carriera e hanno sicuramente tempo per crescere artisticamente e migliorarsi sia nelle produzioni, che per quanto belle, spesso troppo ripetitive, sia nell'utilizzo della voce che, nonostante abbia un timbro già definito, può risultare monotono.
Il duo ha fortunatamente dimostrato un netto miglioramene con il nuovissimo singolo "Free" uscito poche settimane fa.

-Recensione scritta da lorenzo (little golden eye)

Voto stabilito dallo Staff di Booklet:

71/100

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